LIVIO COSSU: IO, DIO E LO SCIAMANO
Palazzo del Marchese a Porto Torres è stato il teatro della presentazione di “Io, Dio e lo Sciamano”, di Livio Cossu, edito da Bibliotheka Edizioni. Si tratta del quinto lavoro editoriale per lo scrittore sassarese, sempre particolarmente attento ai temi dell’etica e della religione nel mondo attuale.
Non si dovrebbe mai giudicare un libro dalla copertina, o almeno il buon senso così ci consiglia, ma in questo caso proprio l’impatto evocativo della foto di Mad Monica Murdoch, ci accoglie da subito in un “non-luogo” al cui centro sta l’uomo con la propria luce e la propria ombra, alla ricerca dell’eterno equilibrio interiore. Ed è proprio un lavoro di ricerca quello descritto da Livio Cossu nelle pagine appassionate di questo libro che ha la forza e il vigore del pensiero che si dispiega e si srotola pagina dopo pagina. «Non è un tema semplice da affrontare e mi rendo conto che possa apparire un libro contro tutto ciò che caratterizza la società umana a livello intellettuale e soprattutto religioso. – dice l’autore – Qualcuno mi contesta di essere anticattolico. Niente di più falso! In questo libro cerco di essere esplicitamente contro chi utilizza le religioni in modo sbagliato o scorretto.»
E’ difficile immaginare un Livio Cossu in veste anticlericale se pensiamo che uno dei relatori della presentazione turritana, insieme a Marco Pireddu, è stato Don Michele Murgia, parroco di Cristo Risorto. «Quando ci si trova a fare i conti con l’istinto umano di rapportarsi a qualcosa di più alto, quel qualcosa a cui tutte le religioni tentano di dare un nome, bisogna essere onesti, liberi, senza pregiudizi o prigioni che tentino di attirare la nostra sensibilità. – spiega Don Michele – La caratteristica di questo libro è che il lavoro di ricerca fatto dal suo autore è stato effettuato con spirito critico, nella libertà massima di chi ha vissuto molte esperienze di vita. Chi cerca con tutto se stesso una verità che lo accompagni lo fa mettendo in discussione ogni singolo passo.»
Sarebbe quindi sbagliato etichettare “Io, Dio e lo Sciamano” come un libro che scredita le religioni. Potremmo definirlo piuttosto un tentativo di recuperare il diritto dell’uomo ad una scelta intellettualmente onesta. Non a caso Livio Cossu
continua affermando che «è codardo affidarsi a cose già scritte per giustificare la propria inefficienza mentale e conservarsi così nella pigrizia e nella negligenza. In questo modo non ci si cura di quelle che sono le vere esigenze dell’umanità a cui apparteniamo. Il confronto è necessario anche attraverso la nostra esperienza spirituale. Non voglio essere schiavo né di etichette, né di classificazioni. Non sono ateo. Credo che in ciascun essere umano ci sia una parte di divinità. Bisognerebbe solo intendersi sulla terminologia e non usare il linguaggio per limitare o impedire la nostra capacità di scelta.»
Ogni ricerca spirituale porta in sé il seme del dubbio ed è accompagnata dal compito doloroso di percorrere la strada con il coraggio di mettersi in discussione. «In quanto uomo – conclude l’autore – penso che la ricerca vada iniziata non appena si inizia a ragionare. Arrivati ad una certa età si cerca una sintesi di ciò che abbiamo provato ad essere per tutta la vita.»
Francesca Arca ©
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