Sere Nere – I passi improvvisi dello stalker
La tragica morte di Monica Moretti e la violenza sulle donne
È la domenica del 23 giugno 2002.
Un pomeriggio afoso di prima estate, che vede consumarsi la tragedia di Monica Moretti, 38enne medico della ASL di Sassari, brutalmente uccisa dalla mano di un giovane squilibrato.
Monica abita da sola in una piccola mansarda della Via Amendola, e quel giorno si prepara a raggiungere la casa dei genitori per il pranzo. Ignora di attendere un destino crudele e vigliacco.
Il 31enne incensurato Raimondo Gaspa è stato ricoverato a cavallo tra i primi mesi di marzo ed aprile nel reparto della clinica di Monica Moretti, specialista di urodinamica.
Sono proprio le corsie dell’ospedale il teatro della genesi di un’ossessione insana, ed un un particolare agghiacciante rende ancora più dolorosa la vicenda: la vittima non conosce il carnefice. E’ un paziente del reparto, ma non è stato affidato alla sua cura personale. Monica ha inconsapevolmente suscitato l’attenzione, muovendosi in quelle stanze “solare, dinamica, premurosa e gentile con tutti”, come ricordano le testimonianze commosse dei suoi collaboratori.
L’uomo si invaghisce di lei. Durante la degenza l’aveva perseguitata in forma anonima, attraverso alcune telefonate brevi e sempre più insistenti. E’ tutto cominciato per gioco: la corte serrata di un ammiratore segreto. E’ una di quelle situazioni che inizialmente lusingano, intrigano ed incuriosiscono una donna, prima che il gioco sia pesante alla distanza.
Dimesso dalla struttura sanitaria, Raimondo intensifica le chiamate ed i messaggi, attuando una vera e propria persecuzione morbosa nei riguardi dell’indifesa Monica Moretti. Lo sconosciuto le fa intendere di essere protagonista di numerosi accertamenti e pedinamenti clandestini, spesso indugiando sui particolari dell’abbigliamento osservati con maniacale scrupolo. La dottoressa Moretti è esasperata. Si sfoga con un vecchio amico, e medita di rivolgersi alle autorità competenti per una denuncia. Non avrà il tempo.
L’incubo dell’invadente corteggiatore si materializza ferocemente sul pianerottolo dell’appartamento, in una domenica di giugno. Monica ora giace inerte e priva di vita davanti alla porta di casa. La furia omicida e le fantasie perverse di Raimondo Gaspa hanno portato a compimento il terribile progetto, e in questa sede trascuriamo per pudore i particolari della sanguinosa scena del crimine.
Il caso giudiziario si risolve in poco più di una giornata: l’assassino è incastrato dalla segreteria centrale automatica di TELECOM. Dopo pochi deboli tentativi di autodifesa, Raimondo cede di schianto nell’interrogatorio probatorio; e si arrende davanti agli indizi di una schiacciante colpevolezza, prima di prepararsi ad una lunga detenzione. Il delitto di Sassari identifica un colpevole. Ma altrove il calvario della famiglia offesa non trova risposte, e restano la sete di verità ed il desiderio di giustizia.
La morte di Monica non è un delitto passionale. La passione è amore, ed è inopportuno accostare questo termine ad un fatto di cronaca nera, nel ricco e variegato vivaio lessicale italiano. Un delitto nasce dalla paura e dalla frustrazione, dall’impotenza e dall’inconfessato senso di inferiorità del molestatore seriale.
Le forme degenerative del sentimento morboso non possono schiudersi nell’alibi fragile del “troppo amore”: è solo un femminicidio, che non è un termine ricavato da un’ideologia militante.
I numeri dello Stalking ai danni del mondo muliebre sono in allarmante escalation, e nel 2002 questo fenomeno è ancora inevaso dai media ed inadeguatamente tutelato dalla Legge Italiana. Il Decreto Legge del 23 febbraio 2009 con l’articolo 612/bis – convertito in legge nell’aprile dello stesso anno – individua il reato di stalking, e predispone misure cautelari e coercitive per gli aggressori.
Ma c’è dell’altro: la triste spettacolarizzazione delle vicende, trasformate in Telenovelas dagli approfondimenti giornalistici televisivi, troppe volte incapaci di servire un rigoroso diritto di cronaca. Ma il circo degli orrori in nome del Dio AUDITEL ha prodotto un effetto positivo: molte donne si immedesimano nelle vittime e sempre più consapevolmente denunciano le molestie e le persecuzioni.
Forse il sacrificio di Monica Moretti non è stato inutile.
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