Sassari – Scarlatti Project alla V edizione del Festival Note Senza Tempo


Uno dei gioielli sardi più antichi e famosi, l’amuleto dalla forma sferica che protegge dall’invidia chi lo indossa
Gioiello di Onice nera o di Ossidiana, spesso accompagnato da Corallo montato su elementi d’Argento. Consiste in una pietra liscia, di forma arrotondata, traforata per il passaggio del supporto che regge le due calotte laterali in lamina o filigrana d’argento.
Proprio per la sua forma sferica assomiglia ad un occhio, che simboleggia l’occhio buono che si contrappone a quello cattivo, scacciandone la negatività, il malocchio o “sa pigara de ogu, come si dice in Sardegna.
Le origini
Le origini di su Coccu sono molto antiche, una pietra considerata sacra. Viene spesso incastonata nei più preziosi gioielli di famiglia. Secondo la tradizione sarda, il gioiello si regala ai neonati ai quali viene fatto indossare al polso associato ad un nastro verde o appuntato nelle culle. Oppure si dona alle spose come ciondolo o spilletta.
Per far sì che la protezione de su Coccu sia efficace, dev’essere ricevuto in dono. Spesso sono i padrini a donare un gioiello-amuleto al loro figlioccio. In passato era di uso comune donarlo anche alle famiglie che rischiavano di estinguersi per mancanza di discendenti diretti.
Prima di essere regalato però, si benedice con una serie di preghiere chiamate “is brebus, così che, chi lo possiede sia protetto al punto che quando si manifesta una negatività molto forte, esso si spezzi lasciando illesa la persona. In quest’ottica è come se la pietra “dia la vita” per proteggere il suo proprietario
Denominato anche Pinnadellu o Pinadellu, oppure Sabegia, Cocco, Kokko, Kokku, Sabagiu, Pinnazellu.
In Gallura non è raro trovarlo con pietra di corallo rosso.
In diverse collezioni pubbliche e private si trovano anche in legno, marmo, ambra, ma anche in pasta di vetro colorata.
Ancora oggi viene regalato ai matrimoni da una qualsiasi persona cara, dal marito, dalla madre o da un amico.
By: Giada Carta