Attività per sensibilizzare sulla gestione degli imballaggi in bioplastica
L’ultima isola degli eroi
All’Asinara Beppe Fiorello in un film dedicato a Falcone e Borsellino
E’ stato un breve atollo di assenza dal mondo.
Nella pace e nel silenzio di un’isola deserta ed incontaminata, tra strutture penitenziarie ed animali selvatici, si è consumato il cammino inesorabile di due vite indimenticabili, che ora appartengono all’Italia.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – uniti in tempi diversi dal denominatore comune di una missione coraggiosa ed un atroce destino in agguato – hanno condiviso in un lembo di Sardegna nord-occidentale l’esame attento e capillare degli atti processuali di Cosa Nostra, prima di essere uccisi barbaramente negli attentati di Capaci e di Via d’Amelio.
Hanno trascorso coercitivamente e tra mille sacrifici personali venticinque giorni in un supercarcere lontano dal mondo, nell’agosto del 1985: una struttura bunker inaccessibile, senza telefono e televisione, estranea ad ogni contatto con il mondo esterno e con pochi agi presenti in una foresteria, accanto ai propri familiari relegati nella stessa scomoda situazione di sepolti vivi, tra quieti carcerati comuni ed un pericolosissimo ospite in assoluto isolamento.
Nelle notti di agosto e davanti allo specchio di mare verde e turchese di Cala d’Oliva Raffaele Cutolo intonava una vecchia aria della tradizione partenopea, e quasi esorcizzava il suo ergastolo.
Una storia di fragilità e dubbi irrisolti, di soffocante presenza della scorta armata e di rapporti familiari sul filo dell’equilibrio. Un racconto amaro ed ingrato di convivenze forzate con altre persone – come il direttore della struttura, il sardo Franco Massidda, costretto ad interrompere le ferie estive – durante la preparazione meticolosa della fase istruttoria per i 475 imputati del maxi-processo di Palermo contro i vertici della mafia da decapitare.
Erano giorni terribili: l’organizzazione criminale aveva appena fatto uccidere Ninni Cassarà; ed il giudice Antonino Caponnetto era stato messo al corrente di un piano per eliminare Falcone e Borsellino, grazie alla clandestina soffiata da una cella del carcere dell’Ucciardone.
La decisione di nascondere i due magistrati palermitani – vissuti da ragazzi nello stesso quartiere di origine araba al centro di Palermo e di comune estrazione borghese – era maturata in tempi molto rapidi. Il sacrificio dei due giudici siciliani è ora un commovente film, che ha visto l’impegno negli stessi paesaggi naturali, ora riconvertiti in chiave turistica, di un set di attori sotto la regia di Fiorenza Infascelli.
Il titolo provvisorio di questa pellicola è “Mille volte addio”, ed è stato girato in cinque settimane tra ottobre e novembre dello scorso anno. Ora siamo già alla fase di montaggio e post-produzione dell’intensa pellicola, che ancora una volta elegge la nostra regione come ideale set per opere di rilevante valenza culturale e sociale.
Il film è stato co-prodotto da RAI Cinema e dalla Fandango di Domenico Procacci, con il sostegno dell’Ente Parco e della Conservatoria delle Coste ed il contributo della Sardegna Film Commission.
E’ una storia coraggiosa di sensazioni e pensieri di due uomini abbandonati cinicamente dalle istituzioni, molto più che una biografia iconografica di due protagonisti della nostra storia contemporanea.
Il cast è di tutto rispetto. Paolo Borsellino è interpretato dal bravo e convincente Beppe Fiorello, che ha affrontato con evidente emozione questo ruolo. Massimo Popolizio è invece Giovanni Falcone. La parte di Agnese Borsellino è stata assegnata a Claudia Potenza; mentre Valeria Solarino veste i panni della giovane e sfortunata Francesca Morvillo nei giorni silenziosi e sofferenti in Sardegna, prima del terribile atto conclusivo della sua vita. La bella attrice di origine argentina ha confessato la saudade per la natura libera e selvaggia dell’Asinara, dopo avere terminato le riprese.
Fiorenza Infascelli guarda con occhio critico ed attento alla nostra realtà: il suo bellissimo docu-film “Pugni chiusi” – dedicato ai cassintegrati della Vynils impegnati nella drammatica salvaguardia del posto di lavoro – era stato presentato con notevole successo di critica e pubblico alla Mostra del Cinema di Venezia.
In questo nuovo progetto in terra sarda la regista romana confessa di avere voluto spogliare i due protagonisti della dimensione iconografica e di avere cercato di raccontare le parole intime e le malinconie, i problemi e le contraddizioni degli uomini, alle prese con una suocera o con l’anoressia di una figlia in tenera età lontana dall’abbraccio di suo padre. Questo malinconico apartheid del racconto di “Mille volte addio” rende più sincero e toccante il diario di quei giorni. E’ la storia di due uomini normali che con serietà e responsabilità hanno scelto di essere straordinari per non abdicare ad un impegno morale.
Non dimentichiamolo mai.
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