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Come pianificare l’apprendimento senza sforzi
Capita, a volte, che materie scolastiche noiose diventino di colpo interessanti per il semplice motivo che è cambiato il professore. Cosa è accaduto visto che la materia è sempre la stessa e per noi era pallosissima? E’ accaduto che probabilmente il nuovo professore propone qualcosa di diverso alla classe, consapevolmente o meno.
Intanto ha la capacità di creare il cosiddetto “rapport” e cioè di instaurare un rapporto di fiducia, empatia e coinvolgimento; è coerente in quello che dice, nel tono e negli atteggiamenti del corpo.
In secondo luogo sa che esistono diversi stili e strumenti di comunicazione e ne fa largo uso. Sa che, oltre alle parole, sono importanti le immagini, le sensazioni e la capacità di trasmettere emozioni. Fa uso di esempi e brevi racconti, coinvolge la platea e la fa partecipare attivamente alla lezione.
Possiamo quindi dire che l’interesse per la materia e la capacità di apprenderla dipendono dalle qualità del professore. E che fare se a noi è toccato il prof. noioso?
Un’altra possibilità c’è ed è quella di iniziare a considerare la giornata scolastica come primo tassello per un corretto approccio allo studio e quindi all’apprendimento.
Se pensiamo che sia meglio sfruttare a dovere le cinque ore al giorno che dobbiamo obbligatoriamente trascorrere a scuola proviamo a organizzarci:
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Cerchiamo una posizione nella classe dalla quale sia possibile ascoltare il professore e vedere la LIM o eventuali altri supporti alla lezione;
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Facciamo in modo di conoscere in anticipo l’argomento oggetto di lezione. In questo modo aiutiamo il nostro cervello a capire che tipo di lavoro dovremo fare e il contesto nel quale opereranno gli argomenti della lezione;
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Stiamo attenti al tono della voce del professore, all’atteggiamento non verbale, all’importanza che dà ad alcune parti del discorso, ai punti nei quali afferma di fare maggiore attenzione e ricordare;
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Teniamo a portata di mano l’occorrente per prendere appunti e segnare le parole delle quali non comprendiamo il significato. Uno dei maggiori nemici dell’attenzione è la cosiddetta “parola malcompresa” che può creare un vuoto nella memoria e perdita di attenzione. E’ bene chiederne subito il significato, o verificarlo nel dizionario immediatamente o al termine della lezione o, al più tardi, al rientro a casa.
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Impariamo a fare domande su quanto è stato spiegato senza temere il giudizio altrui. E’ un ottimo sistema per mantenere l’attenzione e fissare meglio i concetti. Spesso si scopre che la risposta è di grande interesse anche per i compagni. Se proprio non amiamo esporci in pubblico (ma all’interrogazione lo saremo comunque) possiamo segnare la domanda e chiederla in separata sede al prof.
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Stiamo attenti durante le interrogazioni e prendiamo nota delle domande che vengono fatte ai nostri compagni chiedendoci se avremmo saputo rispondere. Stare concentrati in questa fase può darci un’idea delle questioni di maggior interesse per l’insegnante e ascoltare l’esposizione ci può facilitare l’apprendimento.
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Se ne abbiamo la possibilità facciamoci interrogare volontariamente in modo da pianificare meglio lo studio e evitare sorprese (dovrebbe anche rendere l’insegnante maggiormente disponibile nei nostri confronti).
Cambiare l’approccio in aula può quindi aiutarci a trascorrere dei pomeriggi più rilassati, da dedicare quasi esclusivamente al ripasso e memorizzazione delle cose apprese al mattino.
In definitiva abbiamo un grande potere che è quello di fare in modo che il nostro andamento scolastico dipenda da noi, sia sotto il nostro controllo e la nostra responsabilità.
Renato Satta (coach dell’associazione Happy Coaching and Counseling)
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