ANTONIO JODO, UNA VOCE FUORI DAL CORO
di Martina Voyat
Seguitissimo sui social media, si svela a tutto tondo
Antonello Unida, in arte Antonio Jodo, è il sassarese diventato in poco tempo famoso su Facebook quando, nel 2015, raccolse cicche di sigaretta dalla spiaggia di Maria Pia e con un post ottenne tredicimila like da tutta Italia. Per la sua personalità dirompente e per il modo originale di comunicare fa venire in mente una citazione del sociologo Zigmunt Bauman: “La vita deve essere un’opera d’arte”.
Qual è la visione che Antonio Jodo ha di se stesso e della sua vita?
«Non lo so chi sono, ma posso certamente dire che esploro me stesso nella mia quotidianità. La vita è veramente un’arte. Sono convinto che ci sia bisogno di prendere la vita e meravigliarsi sempre delle cose, anche di quelle semplici. Lo diceva anche il mio mentore, il mio maestro Alejandro Jodorowski»
Proprio da Jodoroski, Unida trasse il suo pseudonimo, “un ragazzino di 88 anni”, fautore della psicomagia, che ha incontrato quindici anni insieme al figlio Christobal.
«Incontrando Christobal rimasi veramente folgorato, perché provai con lui un atto psicomagico fortissimo e da lì la mia vita cambiò. Non mi ritengo nella maniera più assoluta arrivato. La vera rivoluzione è anche cercare di non avere maschere ma di essere individuo, nella sua unicità».
Quindi spiega cosa è la psicomagia: «è un atto metaforico, un’azione che agisce direttamente sul cervello con un’azione. Ecco perché dico sempre che l’uomo ha bisogno di vivere uno shock».
La sua presenza su Facebook è una forma di psicomagia per la gente. Come lo è anche la sua partecipazione all’Associazione Culturale Nessun Dorma: «Sono uno dei soci fondatori: Tiziana Marranci, cofondatrice, è stata una delle prime a credere nelle mie capacità, di questo la ringrazierò a vita». Lo scopo di Nessun Dorma è anche di risvegliare le coscienze. A tal proposito ricorda di aver fatto un seminario con Luca Ward, che gli ha dato un insegnamento prezioso, “usare la propria voce con consapevolezza”.
Jodo ricorda infine il recente flash mob dopo l’ultimo episodio di suicidio avvenuto al ponte di Rosello: «Mi ha contattato Vito Sollai, un signore veramente straordinario, che anni fa ha raccolto più di seimila firme dove veniva proposto di allestire delle strutture in plexiglas per mettere in sicurezza il ponte. È ovvio che non stai eliminando il problema del suicidio, ma l’altro giorno ho visto un giovane che lì si è fatto il segno della croce… generalmente lo fai davanti a una chiesa».
Quel ponte è diventato simbolo del disagio che purtroppo colpisce molte persone. La depressione colpisce «ogni età e ceto sociale, uomini e donne, bambini, giovani. Mi è piaciuto molto un editoriale di pochi giorni fa di Ettore Licheri, dove parlava del video della tragedia nella sua drammaticità, nella sua azione dirompente… è questo, l’atto psicomagico: l’individuo ha bisogno di uno shock per reagire in meglio».