Giovanni Porcu porta la sua mostra fotografica dedicata al protagonista del carnevale di Lula, “Su Battileddu”
L’evento Su Battileddu, abbigliato con pesanti pelli ovine e viso celato da fuliggine e sangue ogni anno si fa interprete del carnevale di Lula, quale protagonista principale. Ascoltare il racconto di chi ha voluto riportare in vita tale figura equivale a compiere un viaggio onirico nel mondo incantato delle leggende, in cui realtà e mito si agitano, confondono, amano e lottano; in cui il respiro dionisiaco prende il sopravvento quale vessillo per la vita che verrà. Il povero pastorello dei margini del paese sentì ogni giorno provenire in lontananza le ansie degli abitanti, tormentati da uno spirito malvagio. I loro lamenti giunsero talmente tanto in profondità nel suo animo da proporre a se stesso di sconfiggere il malvagio. Munito di pesanti corna e travestito da scuro montone si adoperò nel suo intento di trarre in inganno lo spirito malvagio, riuscendo ad incornarlo. Il paese fu così libero. Il pastorello si presentò ai paesani per annunciare la vittoria, ma date le sembianze ancora orribili e le viscere presenti fra le corna, il paese non ebbe dubbi nel identificarlo con il male, decidendo di sacrificare anche lui, al fine di un futuro benessere comune. Inutile ogni tentativo di difesa, inutili le inascoltate parole. Deriso e bastonato dai Massajos, i guardiani del bestiame, fu infine trafitto a morte, tra i lamenti delle Gattias, piangenti per le loro vedovanze ed i nascituri da crescere.
Durante la rappresentazione il vino scorre a fiumi, trascinando sorriso e pianto, confondendo i giudizi di chi assiste che, nella baruffa, si ritrova ora a scherzare con le Gattias, ora a confortare la tristezza espressa nello sguardo disperato e rassegnato del pastore sacrificato.
La morale
Immolare colui che non esprimere la continuità, che si discosta dal senso comune, seppur pesante fardello, è decisione semplice. Altrettanto facile è giustificare tale atto quale gesto avente significati propiziatori, il “fine di bene comune”. L’agnello sacrificale non ha parole: le ha consumate tutte per chi non ha voluto sentire. Non ha più gesti da mostrare a chi non ha saputo o voluto vedere. Il sangue è rosso di consapevolezza, che la terra assorbe mentre il popolo se ne allontana.
L’esposizione
La prevalenza dei colori scuri invogli chi guarda alla ricerca dei significati: ora profondamente rappresentati dai visi anneriti, per lamento, o per dominio, o per sofferenza. Il gioco delle parti conduca lo sguardo e indugi sui rossi, ne assapori l’essenza, ne viva le emozioni. Ed infine comprenda lo scorrere essenziale della vita in perenne fragile equilibrio tra il bene e il male.