
L’11 gennaio 1999 se ne andava uno dei cantautori italiani più amati di sempre, ricordato anche per il suo profondo legame con la Sardegna
Esattamente ventiquattro anni fa, arrivò una di quelle notizie che non si vorrebbero mai ricevere: se n’è andato Fabrizio de André. Avrebbe compiuto 59 anni il mese successivo, ma nulla ha potuto contro la malattia. Era, senza alcun dubbio, uno dei cantautori più influenti e innovativi del panorama musicale italiano. Talvolta definito come “il cantautore degli emarginati”, poneva al centro della sua produzione musicale gli “ultimi”, coloro che erano vittime di una società crudele.
Oltre che per il suo essere rinnovatore, è ricordato con affetto e stima, soprattutto dai sardi, per il suo grande amore nei confronti dell’isola.
“La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattro mila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso. I sardi a mio parere deciderebbero meglio se fossero indipendenti all’interno di una comunità europea e mediterranea”.
Con queste parole, Fabrizio De André descriveva la Sardegna. Quella terra che lo fece innamorare fin dalla sua prima visita nel 1968 e che lo spinse, qualche anno dopo, a lasciare la sua Genova ed iniziare una nuova vita in Gallura.
Insieme alla compagna di una vita, Dori Ghezzi, acquistò oltre 150 ettari di terra nelle campagne di Tempio Pausania. L’artista volle creare la propria tenuta, realizzando il suo sogno nel cassetto, che ancora oggi fa sognare molti: L’Agnata. La coppia vi si trasferì stabilmente nel 1979, iniziando una vita immersa nella natura, dedicandosi all’agricoltura e alle proprie produzioni. Qui De André ha lasciato il segno, il luogo è oggi divenuto un “Boutique Hotel”, frequentato soprattutto da chi ricerca pace e tranquillità.
Il periodo trascorso all’Agnata marcò profondamente la vita del cantautore, sia in positivo che in negativo. Il sequestro ai danni dello stesso De André e della sua compagna è un evento noto. Rapiti nell’agosto del 1979, furono tenuti prigionieri per 4 mesi e liberati solo in seguito al pagamento di un considerevole riscatto. Un’esperienza che probabilmente ha suggellato ancor di più il rapporto del genovese con la Sardegna, e ha caratterizzato la sua successiva produzione musicale. Basti pensare al brano “Hotel Supramonte”, dedicato proprio a quel brutto ricordo, anche se il Supramonte non fu esattamente il luogo della loro detenzione, tuttavia è noto per tanti altri rapimenti messi in atto dal banditismo sardo.
Nonostante tutto, il cantautore genovese non ha mai mancato di esternare l’amore profondo che lo legava alla Sardegna, ai suoi occhi sempre così incantevole e misteriosa: lo ha sempre ribadito, più volte e in numerose occasioni.
Una data, quella dell’11 gennaio, che ha segnato molti, portandosi via un artista che, senza dubbio, ci ha lasciati troppo presto e ha dimostrato di amare la nostra terra in maniera incondizionata. Quest’anno Fabrizio De André avrebbe compiuto 83 anni.