

La presentazione del libro “Il peso dell’amore” è stata l’occasione per conoscere da vicino i DCA
Si è celebrata pochi giorni fa, 15 Marzo 2022, l’undicesima Giornata del Fiocchetto Lilla, ossia la Giornata Nazionale contro i Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione (DNA), meglio conosciuti come Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA). L’iniziativa, riconosciuta dalla Presidenza del Consiglio a partire dal 2018, è frutto di un’idea di Stefano Tavilla, che, in questo giorno, undici anni fa, ha perso la figlia Giulia, malata di bulimia ed in lista di attesa per il ricovero in una struttura dedicata.
Dal 2012, l’Associazione Mi Nutro di Vita di cui Tavilla è presidente, si impegna per sensibilizzare quanto più possibile l’opinione pubblica su un tema considerato ancora tabù, un fenomeno spesso sottovalutato, che in Italia fa soffrire 3 milioni di giovani ed ogni anno causa la morte di moltissimi di loro.
In occasione della ricorrenza del 15 Marzo, sono state numerose le iniziative proposte lungo tutto lo stivale: dalle città che si illuminano di lilla, a convegni, banchetti informativi, presentazioni di libri ed incontri che cercano di coinvolgere ogni cittadino, perché è solo parlandone a cuore aperto che si può realmente riuscire a fare prevenzione e combattere uno dei mali più complessi del nostro secolo.
A Sassari, l’Associazione Canne al Vento che dal 2013 si prende cura dei pazienti affetti da DCA e delle loro famiglie, ha organizzato una settimana ricca di impegni, tutti mirati alla lotta contro anoressia, bulimia, binge-eating e disturbi correlati.
Dal 7 al 9 Marzo ha infatti ospitato la dottoressa Francesca Pierotti – specialista in Semiotica e Psicologia della comunicazione, impegnata nella cura dei DCA – che ha tenuto degli incontri di formazione con gli studenti e gli insegnanti del Liceo Canopoleno.
L’11 marzo, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Sassari in piazza Università, si è poi tenuta la presentazione del libro “Il peso dell’amore. Capire i disturbi alimentari partendo da famiglia e scuola” (Rizzoli, BUR, 160 pagine, €14) di Leonardo Mendolicchio, medico psichiatra e psicoterapeuta specializzato nel trattamento dei disturbi alimentari. L’evento ha richiamato un vasto pubblico e si è rivelato utile per comprendere quanto complicati siano i meccanismi psico-biologici che stanno dietro alla malattia e quanto impellente sia la necessità di cogliere una prospettiva più ampia del problema, ripensare i DCA allargando la nostra visione.
L’incontro si è aperto con un discorso del professor Pier Andrea Serra, prorettore, docente ed esperto di neurofarmacologia, che ha parlato di “Food addiction” (letteralmente “Dipendenza da cibo”) e di come questo fenomeno – legato al contesto socioeconomico in cui viviamo, ma fortemente ancorato ai meccanismi più ancestrali che ci governano – rappresenti uno dei problemi che caratterizzano sempre più le nuove generazioni; eppure, paradossalmente, ancora non è stato incluso tra i DCA nei manuali diagnostici.
Successivamente, è intervenuta Maria Giovanna Masala, presidente dell’associazione Canne al Vento, per ricordare quanto sia importante parlare di DCA, diffondere la loro conoscenza e smettere di vergognarsi.
Il dibattito ha spianato la strada a numerosi argomenti. Si è parlato molto di famiglia e spesso il dottor Mendolicchio ha sottolineato la parola “Coraggio” – esattamente come ha fatto nel libro – perché è ciò che deve accompagnare i genitori che hanno a che fare con figli che soffrono. Non si tratta infatti unicamente della “malattia del figlio”, della “cura del figlio”, bensì di un percorso che deve coinvolgere l’intero nucleo familiare, ed è per questo che il coraggio risulta caratteristica indispensabile per uscire dal tunnel dei DCA. Va allargata la prospettiva su tali disturbi: ci si concentra troppo sui sintomi e sulle procedure, ma è la famiglia che svolge un ruolo centrale, che funge da ponte tra il soggetto e la società. Si tratta di malattie delle relazioni, accomunate tutte da un forte senso di solitudine e il rapporto con la famiglia è il primo ad entrare in gioco, nel bene e nel male. “Si usano parole a cuor leggero, senza pensare che possono avere un effetto devastante e dirompente” dice Mendolicchio. Serve quindi fare attenzione, e imparare a prendersi cura dei figli senza dimenticare il tempo per se stessi, fattore imprescindibile quando si intende donare amore agli altri. “Amore è un termine abusato. Ma l’amore non cura i disturbi del comportamento alimentare”, sostiene l’autore. È richiesto un amore diverso rispetto a quello a cui la società ci ha abituato, è l’amore dal punto di vista del riconoscimento, lo sguardo che il genitore rivolge al figlio quando cade, privo di giudizio, libero, che lo accetta così com’è: “Il vero cibo di cui si nutre l’anima è quello sguardo che ci dà la dignità dell’esistenza. Esistenza attraverso la possibilità di esser riconosciuti”, continua Mendolicchio.

Si è parlato di identità di genere, di come il corpo sia ciò che ci rappresenta all’altro e di quanto siano vicini i pensieri di una persona malata di anoressia e di una che nasce con un corpo da uomo o da donna ma non si sente rappresentata da esso: entrambi vogliono cambiare i propri connotati e usano ogni mezzo a loro disposizione per riuscirci.
Altro tema è stato quello del corpo per ciò che riguarda la sessualità, della visione distorta che gli adolescenti di oggi maturano con internet, attraverso video che non rispecchiano la realtà e che creano quindi inevitabilmente corto circuiti e frustrazione. Ma il corpo è stato inserito anche nella “questione femminile”, perché sebbene i casi DCA siano in forte ascesa nel mondo maschile, il 95,9% dei soggetti è donna, e questo molto probabilmente è dovuto al fatto che, da sempre, sono le donne a subire una maggior pressione da parte della società sul loro fisico. Ed è così che nasce un rapporto conflittuale con esso e che, spesso, finendo per coinvolgere anche la sfera psichica, sfocia in questi disturbi.
Si sente parlare sempre più frequentemente di “Un’epidemia nella pandemia”: a causa dei vari lockdown, negli ultimi anni si è infatti registrato un aumento – probabilmente sottostimato – del 30% di casi di DCA che si sono peraltro dovuti scontrare con la carenza di strutture assistenziali e di équipe multidisciplinari atte a prendersi carico dei soggetti (in particolare giovani) ammalatisi per la prima volta, o ricaduti nel vortice dopo diverso tempo. La sanità pubblica spesso non riesce infatti a garantire un’azione corretta e continuativa, sebbene i DCA siano da poco stati inseriti nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), ed allora è qui che entrano in gioco le strutture private.
La Sardegna, in questo senso, ha tanto da offrire. Dal 2019, si prende infatti cura anche di soggetti provenienti da altri luoghi d’Italia, e li ospita ad Iglesias, dove l’Associazione Casa Emmaus ha dato vita a Lo Specchio, prima ed unica struttura socio-sanitaria residenziale psichiatrica della regione, in cui il percorso riabilitativo è completamente a carico del servizio sanitario nazionale. Fabrizia Falco, psicologa e coordinatrice della struttura, ha portato la sua preziosa testimonianza all’incontro in aula Magna e ha colto l’occasione per porgere alcune domande all’autore del libro, che sono poi servite da spunto per gli interessanti argomenti trattati.
“Gli adolescenti sono caratterizzati da una fragilità estrema e se non troveranno una cura adesso, saranno condannati a questa fragilità per tutta la vita.”, ha detto Mendolicchio.
Incontrarsi, parlarne, creare reti di collaborazione e favorire il confronto sui DCA diventa quindi fondamentale. Perché di disturbi del comportamento alimentare si può guarire. Questo è ciò che va sottolineato. Si può tornare a vivere una vita piena, ricca di colori e di gusto. La Sardegna si sta impegnando in prima linea, ma tutti possiamo fare di più, ripensando a come stiamo insieme a casa, a scuola, con gli altri. Scegliendo le parole da usare, ma anche – forse, soprattutto – lo sguardo: che sia critico nei confronti di ciò che vediamo sui social, ma umano davanti a chi ci troviamo di fronte.
Perché “Il corpo smetta di essere un feticcio e diventi un teatro di emozioni”: l’unico auspicio per questa undicesima Giornata del Fiocchetto Lilla.