Castelsardo – “Il Miele degli Abissi” la nuova mostra di Jacopo Scassellati
“Gli manca la parola… per tua fortuna!”
Era questo lo slogan di una fortunata campagna contro l’abbandono promossa dall’E.N.P.A, (Ente Nazionale Protezione Animali), qualche anno fa. Purtroppo non esistono statistiche attendibili che raccontino le cifre di questo abominevole fenomeno, ma si parla di numeri impressionanti nell’ordine delle decine di migliaia, che coinvolgono animali di ogni specie. Non solo cagnolini dunque, ma purtroppo anche gatti, conigli nani, tartarughe, furetti: qualsiasi essere vivente, insomma, che è stato adottato o comprato con la promessa di prendercene cura.
Ma forse è la premessa del nostro discorso ad essere sbagliata. Prendersi cura di un essere vivente vuol dire innanzitutto amarlo, rispettarlo nella sua diversità rispetto a noi, curarlo se si ammala, fare in modo che viva nel modo più consono alla propria natura. Chi abbandona un animale non parte da queste premesse. Chi abbandona, ha adottato o comprato un cucciolo con la stessa facilità con cui si condividono immagini di dolci gattini e cagnolini su Facebook. E’ privo della consapevolezza di doversi occupare di un essere vivente ma piuttosto decide di prenderlo con sé con l’infantile desiderio di possedere un pupazzetto di peluche, o peggio con la convinzione di trarne una qualche utilità.
Un animale cresciuto in cattività non sarà in grado di sopravvivere in strada. Abbandonarlo perché è cresciuto, perché dobbiamo partire o semplicemente perché ci dà noia, rappresenta la condanna a morte di un innocente, un atto di suprema vigliaccheria. La sola fortuna di chi se ne libera come si libererebbe della spazzatura, è appunto che loro non possono parlare.
Alle porte di questa strana estate dal tempo irregolare è stata lanciata l’ennesima campagna di sensibilizzazione, che dimostra come questo problema non manchi di essere di stretta attualità. E’ la campagna dei Veterinari Italiani, “PortiAMOli con noi!”, contro il randagismo e l’abbandono. Perché occorre ricordare che l’abbandono è una delle cause primarie del randagismo, che provoca disagi e grossi esborsi di denaro pubblico e privato. Il mantenimento dei cani presenti nelle strutture di rifugio è stimato, infatti, intorno ai duecentoventi milioni di euro annui. Ma anche tenendo da parte i costi, che comunque incidono in tempi di crisi economica, la letteratura scientifica in ambito veterinario ci assicura che l’abbandono provoca nell’animale uno stato di disperazione assimilabile a quello umano.
“PortiAMOli con noi!” ci dà inoltre un’ulteriore informazione che è importante tenere bene a mente. L’abbandono non è solo un delitto morale ma un reato! Dal 2004 infatti si può essere puniti con l’arresto fino ad un anno o con una multa fino a 10.000 €. Ecco perché è importantissimo presentare denuncia ogni volta che ci dovesse capitare di assistere ad un abbandono. E’ necessario raccogliere quanti più dati sia possibile perché saranno necessari ad individuare i responsabili, (luogo, orari, numeri di targa, condizioni dell’animale…). Soltanto in questo modo potremo contribuire in modo efficace all’applicazione delle leggi previste dallo Stato in questa materia.
La denuncia per abbandono può essere presentata personalmente presso qualsiasi ufficio di Polizia Giudiziaria (Polizia Municipale, Guardia Forestale, Carabinieri, Polizia di Stato ecc. ecc.) anche eventualmente con il sostegno delle Associazioni Animaliste che da decenni si prodigano per far fronte a questo problema.
Gli animali non sono oggetti da prendere e poi gettare via quando non ci servono più! Se fate parte della schiera di persone che non conoscono i valori autentici degli affetti sinceri e riuscite tranquillamente a vivere col peso della vigliaccheria sulla vostra coscienza, ricordate quanto meno le parole che l’E.N.P.A. utilizzò in una sua campagna del 2009:
“Dopo la convivenza, i bei momenti passati insieme, dopo averli nutriti, fatti sentire a casa, migliaia di animali vengono lasciati senza nessun rimorso. La sola fortuna di chi abbandona gli animali e che loro non possono parlare. Ma gli uomini giudicano e la legge condanna: l’abbandono è un reato. Se non ti sei preoccupato per loro, adesso puoi cominciare a preoccuparti per te!”
Francesca Arca
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