Il difficile “MESTIERE” del genitore
Padri e madri di qualunque età ed estrazione sociale che, pur armati di buona volontà, entusiasmo e desiderio di esercitare al meglio il loro “mestiere” si ritrovano inevitabilmente senza risorse adeguate per gestire lo stress connesso al loro ruolo di mamma o papà
- Luciana ha 42 anni, sposata da sette, con due gemelli da accudire per tutta la santa giornata. Il marito lavora fuori città e le fornisce un buon supporto quando è a casa…Peccato che a casa lui rientri ogni giorno alle 20.00!
- Marcella, 51 anni separata, ha una figlia di 15 anni in piena crisi adolescenziale, si ritrova sempre più spesso a pensare: “Aiuto, che stress! Non la reggo più!!”.
- Giovanni, avvocato di 39 anni con due figli in età scolastica, rimpiange le sue partite di calcetto domenicali con gli amici, divenute ormai un lontano ricordo.
Questi sono solo alcuni dei genitori che incontro settimanalmente durante l’attività di consulenza o come partecipanti ai laboratori di crescita e formazione che propongo periodicamente.
Padri e madri di qualunque età ed estrazione sociale che, pur armati di buona volontà, entusiasmo e desiderio di esercitare al meglio il loro “mestiere” si ritrovano inevitabilmente senza risorse adeguate per gestire lo stress connesso al loro ruolo di mamma o papà.
Sì, i genitori sempre più difficilmente riescono a gestire lo stress e lo si vede sempre più chiaramente.
Una prova?
Andate in un centro commerciale, di giorno, magari in un sabato piovoso, e osservate le coppie genitoriali.
Uno spettacolo da film di Carlo Verdone. E non vi dico altro: provate e capirete di cosa parlo!
Un interessante volume di alcuni anni fa aveva come titolo Il mestiere del genitore (edizioni Ce.I.S.) perché stabiliva che per un genitore (o per chi intenda diventarlo) vivere il proprio ruolo genitoriale con attenzione, dedizione, sacrificio e allo stesso tempo creatività e felice motivazione, era come di fatto ESERCITARE una vera e propria professione.
Purtroppo, spesso ho incontrato anche chi considera il ruolo paterno e/o materno come qualcosa di marginale a cui dedicare i rimasugli di tempo ritagliati dalla propria attività lavorativa, considerata ben più importante e necessaria e lì…beh…non c’è molto da fare se non avere la speranza che i figli possano trovare in altre figure di riferimento (insegnanti, educatori, allenatori, etc.) quello che i genitori “impegnati” a far altro, non hanno saputo trasmettergli.
Ecco perché considero FONDAMENTALE che un genitore si debba formare.
Già. Formare, imparare, conoscere, ma sempre con leggerezza e divertimento!
Questo perché se guardiamo all’essere genitori come a dei “professionisti”, che esercitano un vero e proprio mestiere, è inevitabile che un problema sulla loro formazione ce lo si debba mettere prima o poi.
A meno che non lasciamo che crescano i figli alla “trullallero-trallallà” per poi leggerne e vederne le conseguenze allucinanti sui giornali o nelle tv.
Allora vi chiedo: se per fare in maniera appropriata qualsiasi professione sono necessari studi, stage, tirocini, master e corsi di aggiornamento continui e quanto più la professione implica dei carichi di responsabilità verso altri ( il medico o l’ingegnere edile per esempio) è ancora più indispensabile una formazione minuziosa ed approfondita… Perché per essere e fare il GENITORE questo non lo si fa?
Chi abilita un padre ed una madre a svolgere uno dei mestieri più importanti e impegnativi del mondo?
Perché si lasciano le coppie genitoriali sole e sprovviste di strumenti, senza alcuna formazione specifica, in balia dell’improvvisazione o della superficialità?
Cosa significa veramente essere e diventare un genitore?
Significa entrare in una dimensione e in un ruolo che impegna 24 ore su 24, sette giorni a settimana, senza né ferie né cassa integrazione!
Significa entrare nella dimensione della gratuità e disponibilità TOTALE nei confronti di un piccolo essere umano che richiede le nostre attenzioni in ogni momento.
Significa mettere da parte se stessi per accogliere e fare spazio ad un’altra vita umana.
Significa anche dover acquisire le rudimentali conoscenze di: medicina pediatrica, di pedagogia, di psicologia, di alimentazione, per far sì che il poveretto non venga “soppresso” prima del tempo.
E mi fermo qui…sennò andrei avanti per ore.
La maggior parte delle coppie vengono “catapultate” in un ruolo di cui forse hanno visto solo scene di film, qualche parente o amico, ma non hanno mai sperimentato in prima persona la realtà e la globalità di compiti che esso comporta.
E allora un bel giorno si diventa padre e madre (spesso dimenticandosi progressivamente di essere anche un marito e una moglie ma di questo parleremo in un altro approfondimento) e ci si inizia ad interrogare:
“Ma ne sarò capace? Resisterò? Come dovrò fare? Io questo figlio non lo capisco proprio”.
E lì, se il figlio è ancora piccolo, si cerca di recuperare l’immagine dei propri genitori o facendo come facevano loro oppure, se tale figura è stata negativa, facendo l’esatto contrario!
Altri si rifanno a modelli osservati nelle fiction, nelle serie Netflix, o nelle pubblicità (poveri loro e i bambini malcapitati!).
Pochi, purtroppo, si rivolgono a seri pedagogisti o si iscrivono a corsi di formazione per genitori così da acquisire conoscenze e sperimentare strategie efficaci.
I neogenitori capiscono di essere in difficoltà, sentono di aver bisogno di apprendere, di studiare, di formarsi ma poi …non lo fanno.
Non parliamo poi delle coppie che hanno figli in età adolescenziale: lì la guerra si fa spesso tosta ed impegnativa.
Ma anche in questo caso non si pensa che una formazione adeguata possa essere utilissima ad attraversare il guado adolescenziale.
In tanti si lamentano… in pochi cercano efficaci soluzioni.
Eppure, le persone e le opportunità ci sono.
A volte basterebbe un confronto con una persona preparata in merito per stare già meglio.
Da anni sono ormai impegnata nel campo della formazione dei genitori e sempre più mi accorgo che le esigenze più urgenti sono quelle di:
- parlare ed essere ascoltati, perché le mamme ed i papà nel momento in cui sentono che qualcuno si pone in atteggiamento di vero ascolto, iniziano a raccontare e raccontarsi con verità ,cercando chiarimenti o semplicemente un conforto empatico in chi hanno davanti;
- confrontarsi con altri genitori per non sentirsi soli nel campo educativo;
- conoscere semplici principi di pedagogia e di pratiche educative per dare un senso al loro agire quotidiano;
- sperimentarsi concretamente per impadronirsi di strumenti, tecniche e abilità che possano essere subito utilizzare nell’immediata gestione del rapporto educativo.
Ecco perché i corsi per genitori NON sono inutili ma strumenti preziosi di crescita e di formazione per poter diventare persone migliori, per rafforzare sé stessi, per diventare sicuri e competenti.
Essere buoni genitori è realmente un “mestiere” che, se fatto con gioiosa competenza, non potrà che farci realmente felici come persone e come adulti che hanno saputo donare oltre che la vita anche un senso profondo a coloro che hanno messo al mondo.
Ed i figli, questi “sconosciuti iniziali”, non potranno che ringraziarci.
Studio “Inquieti ma Lieti” di Consulenza Familiare e Educazione Positiva
della Dott.ssa Patrizia Virgilio, Via Mazzini 33, Sassari – mail: pavirgilio@tiscali.it – cell.3332091497