Sassari – Nell’Archivio Storico tanti aneddoti sulla Faradda, alcuni già noti e altri meno
di Carla Merella e Giuliano Lampis
Archivio Storico Comune di Sassari
I documenti d’archivio ci raccontano tanti aneddoti sulla Faradda, alcuni già noti altri meno noti.
Dalle carte dell’Archivio storico del Comune di Sassari emergono provvedimenti, avvisi, manifesti, ma anche racconti che ci spiegano come è cambiata la festa dei Candelieri nel corso dei secoli.
È noto che i gremi presenti alla Faradda nel corso degli anni non sono stati sempre gli stessi meno noto è che non sempre siano stati favorevoli alla loro partecipazione alla discesa.
Nel 1781 il Consiglio Civico si lamentò con il Viceré Lascaris del fatto che, mentre in passato tutti i componenti dei gremi gareggiavano per essere nominati “operai del candeliere”, così come li nomina Enrico Costa, in tempi più recenti in particolare i Massai ed i Mercanti si opposero invece alla nomina e alla partecipazione del proprio candeliere alla sfilata, procurandosi delle patenti per poterne essere esentati.
Diretta conseguenza ne fu la richiesta da parte dei consiglieri di sospendere l’attribuzione delle suddette patenti per ovviare al problema.
Nel 1810 anche il gremio dei sarti ricorse addirittura al regio trono per essere esonerato dall’assistere alle funzione dei Candelieri, ma il monarca Vittorio Emanuele lo richiamò all’osservanza dei loro doveri religiosi.
Nel 1841 una disputa riguardò i pastori dell’Asinara. Il gremio dei pastori era composto al suo interno dai pastori della Nurra e da quelli dell’Asinara, i cui componenti annualmente erano tenuti a versare una piccola quota fissata per il voto. In occasione della nomina del nuovo “operaio di candeliere” per l’anno 1841, eletto tra i pastori della Nurra, quelli dell’Asinara si rifiutarono di corrispondere la quota sostenendo che a tale obbligo fossero tenuti soltanto i pastori della Nurra.
Fondamentale fu l’intervento del Vicerè che per dirimere la disputa obbligò sia gli uni che gli altri a rispettare l’impegno e corrispondere ciò che era dovuto da tutti i componenti del gremio per il regolare svolgimento della Faradda.
A partire dal 1856, a seguito dell’epidemia di colera e di numerose restrizioni a cui fu sottoposta l’intera popolazione cittadina, l’Amministrazione comunale cominciò ad organizzare eventi collaterali alla Festa della Vergine Assunta in modo tale da richiamare più gente possibile e coinvolgere maggiormente l’intera Città.
Fu proprio in quest’anno che si tenne presso il piazzale di Santa Maria la prima fiera annuale di prodotti naturali ed industriali, per i quali una giuria di esperti decretava l’assegnazione di premi in denaro. Il bestiame, a conclusione della fiera, sfilava, preceduto dalla Banda civica, da Porta Sant’Antonio fino a Piazza Castello.
Un altro intrattenimento popolare consisteva nell’innalzare, sempre nel piazzale di Santa Maria, tre alberi della cuccagna. L’arrampicata nei due alberi esterni doveva essere fatta dai giovani sassaresi senza avvalersi di mezzi artificiali, mentre il terzo albero, alto 17 metri, si poteva scalare tramite l’ausilio di funi distese obliquamente in modo tale da poter raggiungere i premi posti nella sommità dell’albero. Il tutto era accompagnato dalla musica della Banda Civica.
Naturalmente l’amministrazione comunale pensò anche ai fuochi d’artificio, che si svolgevano nella giornata del 16 agosto e venivano accesi dopo l’Ave Maria nel giardino pubblico, sempre accompagnati dalle note musicali suonate dalla Banda Civica.
Il tradizionale palio di mezzagosto si fece già a partire dai primi anni del XVI secolo ed era l’intrattenimento preferito dai sassaresi che seguivano emozionati e rapiti l’evolversi della corsa dei cavalli, nonostante gli innumerevoli incidenti ai fantini ed ai cavalli stessi.
La sera del 15 agosto i consiglieri civici si recavano presso il Palazzo del Governatore per prelevarlo ed accompagnarlo a Palazzo di Città, dal quale avrebbero potuto vedere lo svolgimento del palio. In origine si svolgeva lungo l’attuale Corso Vittorio Emanuele II, chiuso al traffico di vetture e cavalli proprio per poter consentire la corsa che terminava presso Porta Sant’Antonio.
I numerosi e gravi incidenti avvenuti durante la corsa dei cavalli fecero modificare il percorso che, dal 1844, si tenne fuori dalla Città lungo lo stradone da Sassari ad Alghero, con arrivo lungo i giardini pubblici. Per consentire ai consiglieri di vedere al meglio lo svolgimento della corsa, l’Amministrazione comunale pensò di piazzare un palco davanti a Porta Sant’Antonio.
Nel 1861 la corsa dei cavalli fu sostituita con la corsa a piedi che però non ebbe il successo sperato.
Potevano parteciparvi soltanto i giovani di età compresa fra i 15 ed i 18 anni e si svolgeva lungo il viale alberato principale del giardino pubblico. I primi cinque concorrenti che arrivavano al traguardo avevano diritto ad un premio in denaro che partiva da 50 lire per il primo fino ad arrivare a lire 5 per il quinto.
Sono solo alcune testimonianze di come la festa dei Candelieri sia cambiata nel corso dei secoli. L’Archivio storico del Comune di Sassari oltre a conservare la documentazione della festa dei Candelieri è anche la sede del Centro di documentazione per la storia dei gremi e dei Candelieri, finalizzato alla valorizzazione e migliore fruizione del materiale documentario della festa più importante della Città.