L’ultima tentazione del Messia
Il tour italiano del leggendario Ted Neeley arriva al Teatro Verdi
E’ quasi arrivato dal cielo. Nel 1973 il mondo della cultura e dello spettacolo di tutto il mondo rimane in silenziosa estasi, davanti al maestoso spettacolo di un Musical nuovo e rivoluzionario, scritto da Tim Rice e musicato da Sir Andrew LLoyd Webber, e successivamente affidato alla superba regia di Norman Jewison, che rivoluziona il senso della regìa e gli spartiti, la cifra recitativa degli interpreti e la secolare visione cristiana del Nazareno.
La vita del figlio di Dio – osservata dagli occhi traditi e smarriti di un Giuda nero e dai gesti di una Maddalena carnale ed innamorata – è una sfida lacerante al perbenismo ed alle esegesi compiacenti della Chiesa ufficiale; e scatena una ridda di polemiche nel mondo della cultura universale, offrendo una chiave di lettura rivoluzionaria.
Niente sarà più come prima. Molti anni più tardi un best-seller letterario e cinematografico – “IL CODICE DA VINCI” – manifesta una storia molto più inquietante e controversa, che mina alle radici le certezze della nostra fede occidentale. Il Cristo tormentato e dubbioso della bontà dei progetti del Padre, il Giuda che grida la sua rabbia per essere l’odiato burattino di un progetto spietato e crudele, la commistione emozionante tra realtà e Set nel deserto, la folgorante visione del ripetersi del male nella storia dell’uomo – dai legionari romani ai carri armati delle guerre di oggi – sono messaggi di devastante impatto, che consegnano questo capolavoro assoluto alla storia della musica e del cinema di ogni epoca.
Alle fortune planetarie dell’opera hanno naturalmente contribuito i protagonisti, scelti con capillare e rigorosa selezione.
Il formidabile Giuda nero Carl Anderson purtroppo non è più. La dolcissima Yvonne Elliman è ritornata dopo quarant’anni a cesellare le note delle arie tenere e struggenti di Maddalena, nella versione italiana di Massimo Romeo Piparo che ha trionfato al Teatro Sistina di Roma, agli Arcimboldi di Milano ed all’Arena di Verona. Ma il Jesus Christ Superstar è sempre lui: il 71enne Ted Neeley, leggenda vivente del rock con la sua voce memorabile ed attore di vibrante tessuto interpretativo ed emotivo nel cogliere le suggestioni del Redentore.
Una sfida disegnata dal suo viso carismatico e scavato dai segni dell’età che avanza, capace di tratteggiare insolite sfumature ai connotati, in questo eccitante ritorno al ruolo che lo consegna alla storia. La notizia è di quelle che appartengono alla storia della città, che ha saputo salutare il recital trionfale di Luciano Pavarotti, i passi magici di Rudolf Nureyev e la passerella epocale di Alberto Sordi. Jesus Christ Superstar inaugura la stagione nuova del Teatro Verdi, che Giorgia Guarino consegna alla nuova gestione di Lorenzo Vitali.
I 130 anni del nostro glorioso POLITEAMA sono celebrati con un cartellone di assoluto prestigio, che annovera la tre giorni di un asso come Antonio Albanese, le performances di altri nomi rilevanti come Ale e Franz ed Enrico Bertolino; ed altri validi monologhisti satirici come Balasso, Giacobazzi e Colombi alternati alle accattivanti edizioni di operette amatissime come “IL PAESE DEI CAMPANELLI” e “LA VEDOVA ALLEGRA”, fino al gran finale con il concerto di marzo del bravissimo Cristiano De Andrè, sardo di adozione. Nel 1973 Ted Neeley era già una star affermata negli Stati Uniti. Era stato Claude, il protagonista irriverente e dissacratore del musical “Hair”, il manifesto generazionale della trasgressione nel mondo.
Era un cantante di rock metal e compositore di prima grandezza, batterista ed attore; ed il suo amico Carl Anderson era diventato il Giuda di Jewison, dopo avere offerto una prova maiuscola nell’opera “Tommy”.
Ted era stato inizialmente provinato nel ruolo dell’apostolo traditore. Ma la folgorante idea del Giuda di colore ed un riscontro da brividi della sua voce e della figura ieratica nel ruolo di Gesù avevano creato le premesse per un’alchimìa di superba grandezza nell’esito finale.
Adesso questo gigante della musica si presenta a Sassari. Intorno a lui ruotano scenografie impegnative, danzatori abili ed ottimi comprimari specialisti della grande opera rock, un’orchestra live di formidabile resa: uno spettacolo che fa salire la febbre della prima. L’arrivo di “JCS” ed il recital di Albanese, appena un mese dopo il magistero di Michele Placido nel shakespeariano “RE LEAR”, riportano Sassari alla centralità della cultura in Sardegna, lungamente ed orgogliosamente ostentata prima degli anni del declino.
Ma è l’anno dell’EXPO italiano. Un fervore di iniziative riporta il nostro bellissimo ed invidiato stivaleal centro del mondo, per la rinascita economica da delineare nel futuro.
Il 2015 è appena iniziato, e ci sembra un prologo eccitante.
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