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L’era dell’elefante bianco
Le confessioni a ruota libera dell’icona rock Joe Perrino
Il leone è stanco. Nicola Macciò avverte improvvisamente l’avanzare degli anni. Il rocker si consuma nell’attesa di un check-sound da mettere a punto, dopo ore di prove ed attese tecniche, piccoli incidenti e sopralluoghi. Ora si sottrae all’amato palco ed al gelo di una notte di tempesta sulla rocca medioevale di Castelsardo, e si rifocilla. La passione è più forte di mille ostacoli. Il suo nuovo progetto e l’amore per i fans, che idolatrano la sua voce possente e la tecnica adamantina, la grande personalità e la storia personale di un uomo coerente e trasparente, scarsamente avvezzo ai compromessi commerciali ed alle mode passeggere. I suoi occhi intensi sprigionano la voglia di raccontarsi. Ascoltiamolo.
L’INTERVISTA
Non è facile esibirsi in queste condizioni, Joe…
Io suono con il cuore, amo fare musica ed è il mio mestiere. Voglio rispettare la gente che compra i miei dischi ed è venuta ad ascoltarmi con una degna performance.
Il rispetto verso la gente è fondamentale, no?
Ma anche il rispetto verso noi stessi. Stasera abbiamo aspettato ore il nostro turno di prova tra mille difficoltà ed intoppi. Capisco che con noi a Castelsardo ci sia una delle maggiori formazioni rock italiane, che rubano la scena. I Litfiba sono un grande nome e di assoluto decoro artistico, anche se nella seconda parte della loro storia hanno perso un po’ di smalto.
Joe, che cosa serve per diventare un grande nome?
Il talento e la passione sono essenziali, ma non bastano. Occorre una struttura che ti faccia crescere ed agire con serenità. L’artista deve fare buone canzoni, cercare idee nuove ed interessanti, imparare a comunicare con il pubblico. Ma alla parte logistica deve lavorare uno staff di qualità.
Forse in Italia manca la reale cultura del rock…
E’ vero nel presente, ma un tempo non era così. Negli Anni Ottanta esisteva, ed è durata fino al 1994-95. Tutto si è affievolito, e molti addetti ai lavori hanno gettato la spugna. Mi sento sardo, e lo sottolineo con orgoglio. Ma seguo le cose italiane con attenzione. L’altro giorno ascoltavo al telegiornale la sintesi del 2014, e sentivo un sacco di sciocchezze. In campo politico e sociale viviamo una fase di regresso e siamo vicini al punto di non ritorno. Anche i bambini non sono più sicuri tra le mura domestiche. Se anche in famiglia non esistono le certezze, dove si va? La famiglia è sempre stato un punto cardine degli italiani.
La nostra cultura vive un momento difficile, non ti sembra?
La cultura italiana non ha sponsors, e la politica attua dei tagli vergognosi. Nel cinema i finanziamenti sono solamente per i soliti noti e le lobbies, ma poi scopriamo che i prodotti della creatività underground di altri paesi sono di ben altro livello. L’arte e la cultura è sempre in mano alle stesse persone. E’come se la scultura sarda sia un esclusivo feudo di Pinuccio Sciola, che è un gigante ma non può arginare le nuove energie da valorizzare. Molti artisti cozzano contro un muro di gomma e nell’inerzia generale. La gente è stanca di sentire stupidaggini come “ X Factor ”. La cultura viene dalla strada: i Beatles ed i Rolling Stones, i Clash ed i Radiohead venivano dall’energia dei locali. I Gun’s Roses Fanno i dischi con le copertine di cartone senza i nomi delle tracce e dei musicisti. Solo il nome dell’etichetta e dei distributori appare, ed è la vera libertà. I ragazzi di oggi sono vocalmente dotati, ma è il timbro e la personalità la chiave. Pensa a Leonard Cohen, con le sue parole bellissime e le sue armonie speciali. Poi ci sono i Don Chisciotte del rock come me, che cercano sempre di comunicare le emozioni indicibili che provo quando compongo.
Sei contrario al pop?
In linea generale non sono contrario. Se non è furbastro e fatto con gusto, è un’alternativa leggera all’impegno del rock e del metal.
Si cerca sempre di osare e trasgredire con studiata astuzia, Joe…
Adesso sono tutti trasgressivi. Non esiste gente normale. Le ragazze sono piene di tatuaggi e fanno le alternative, ma poi scopri che è solo una posa e dietro non c’è niente. Io ho il corpo coperto di tatuaggi, ed ho iniziato a diciannove anni. Ma aveva un senso di sfida e ribellione, ed era un percorso dell’anima che vivevo seriamente.
Quando sei finito a Londra?
Alla fine degli Anni Novanta un gruppo inglese arriva a Cagliari, mi ascolta dal vivo e mi coinvolge in un progetto molto stimolante. Dopo qualche tempo mi inviano le tracce ed io devo imparare a cantare questi pezzi. L’audizione è superata brillantemente. Ma poi il bassista ed il chitarrista sono ai ferri corti, e salta tutto. Un’altra volta un grosso manager mi deve promuovere ad alto livello, e quando sto per toccare il cielo con un dito si mette nei guai seri.
A Londra l’atmosfera era molto diversa, ci pare di capire…
Non più di tanto. In quel decennio hanno dominato gli americani, come i Nirvana ed i Metallica. Ma c’è organizzazione e serietà. Se cominci a fare bene le sale e reggi il live, il salto di qualità è automatico. Avanza chi merita, e questo è fondamentale.
Un’ultima domanda, Joe: parlaci del progetto Grog…
Nasce nel 2010 ed è l’evoluzione e la mia ultima spiaggia dell’hard rock. Ho quasi cinquant’anni e non voglio diventare patetico. Ho pronto un bellissimo progetto nuovo, che mi emoziona ed intendo portare nei teatri. La mia musica nasce sempre dal cuore.
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L’ESERCITO DEL MALE
Track list:
• 2 MONETE D’ORO
• L’ESERCITO DEL MALE *
• EUFORIA SINTETICA
• IL MIO BATTELLO FANTASMA
• IO E DIO
• LA SOGLIA D’ARGENTO
• LOVE SONG
• MADRE
• POESIA ASSASSINA
• UNA BELLA GIORNATA
*DUETTO CON PINO SCOTTO
Della band fanno parte:
John il Conte Solinas alle chitarre, Claudio Secchi Batteria, Jim Solinas tastiere e Angelo Pingerna al basso.
E’ stato prodotto dalla Isula Records, etichetta di Alghero, attentissima sia agli artisti storici sardi che alle nuove leve.
L’album è in distribuzione nel nord Sardegna e presto in tutta l’isola.
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