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Le sugherete della Sardegna fra passato remoto e futuro
Il primato di Agris e la corsa alla certificazione FSC del Gruppo Molinas
di Paolo Salvatore Orrù
È un po’ come rituffarsi fra le cose di un mondo antico o fra i ricordi del vecchio, adorato, album fotografico di famiglia. Nulla sembra cambiato tra i boschi delle sughere che prosperano intorno agli stazzi di granito che da centinaia di anni indugiano silenziose e lontane dal resto del mondo nell’altopiano che da Tempio Pausania corre sino a Calangianus. La mano dell’uomo si vede, ma questa volta è servita a migliorare l’esistente e a “preservare un albero che senza la sua assistenza rischierebbe l’estinzione”, ha spiegato a City&City Magazine Roberto Zurru, responsabile del servizio trasformazione e qualità delle produzioni dell’Agenzia Regionale per la ricerca in agricoltura (Agris). Non un miracolo, ma la dimostrazione di una collaborazione fra pubblico e privato può, anzi deve, fare scuola.
Tutto è cominciato nella sughereta sperimentale di Agris Sardegna a Tempio Pausania (SS), che ha ottenuto, prima al mondo, la verifica FSC dei servizi ecosistemici. Nella filiera virtuosa del sughero sardo si è ora inserito anche il Gruppo Molinas. La Sughereta Sperimentale Cusseddu-Miali-Parapinta – gestita dal Servizio della Ricerca per la Sughericoltura e la Silvicoltura di Agris Sardegna – è la prima al mondo ad aver ottenuto la certificazione di gestione forestale sostenibile FSC e, più recentemente, la verifica degli impatti positivi di tale gestione sui servizi naturali quali lo stock dell’anidride carbonica, la conservazione della biodiversità, delle fonti idriche, del suolo e delle funzioni turistico-ricreative e culturali.
Una brezza leggera rinfresca l’aria, frizzantina e leggera, che accoglie i giornalisti che hanno potuto visitare un bosco di sughere che già da qualche tempo può essere considerato uno dei fiori all’occhiello di Agris nel mondo. “L’esperienza della sughereta gestita dall’Agenzia è uno degli esempi più avanzati di integrazione fra aspetti ambientali ed economici: estesa su 67 ettari, conta oltre 26 mila piante tra sughera (il 70%), roverella, leccio e frassino e al suo interno è presente anche una parcella di “bosco naturale”, lasciato alla libera evoluzione a partire dagli anni ’60”, ha spiegato Zurru. La sughereta produce, con cadenza decennale, circa 1.600 quintali di sughero gentile e da 16 anni è munita di certificazione forestale FSC.
Tutto questo è stato reso possibile dal Piano di Gestione, uno studio portato avanti dai tecnici Agris che ha l’obiettivo di applicare nella sughereta un modello di gestione il più vicino possibile alla naturalità, attraverso una corretta conduzione dell’esistente e la rinnovazione naturale del bosco. La certificazione forestale FSC – ha confermato Pino Ruiu, responsabile della sughereta – è stata fortemente voluta dalla ex Stazione Sperimentale del Sughero e successivamente confermata da Agris Sardegna, come strumento principe per far risaltare l’enorme valore che assumono le sugherete nell’ambito del patrimonio forestale della Sardegna”.
Queste aree – in effetti – sono un autentico esempio di gestione sostenibile, in quanto non si prevede l’abbattimento delle piante, e rappresentano un sistema in cui il valore economico del prodotto sughero si coniuga con l’altissimo valore ambientale. “Questi aspetti – ha concluso Ruiu – sono stati ulteriormente messi in risalto con la recente verifica (2020) dei servizi ecosistemici, che hanno finalmente consentito di quantificare da un punto di vista qualitativo e quantitativo i benefici multipli forniti dall’ecosistema sughereta”. Nel dettaglio, la nuova verifica dei servizi naturali ha permesso di valutare come l’attuale gestione della sughereta abbia anzitutto favorito la biodiversità, e conti oggi oltre 400 specie di piante, fra cui alcune protette dalla Convenzione di Washington e 14 specie di orchidee, 218 tipi di funghi, 42 specie di uccelli (il 16,8% delle specie presenti in Sardegna) di cui 26 sono legate al bosco.
L’area accoglie anche cinghiali, ricci, volpi, donnole, martore e lepri. Quanto alle risorse idriche, l’attività posta in essere ha consentito il ripristino e la manutenzione di sorgenti, pozzi e canali di scorrimento. Con riferimento invece allo stoccaggio del carbonio, secondo i calcoli eseguiti con metodologie internazionali è stato stimato in 2.420,10 tonnellate, equivalenti a 8.881,78 tonnellate di anidride carbonica assorbita.
FSC è l’acronimo di Forest Stewardship Council, perché le aziende sperano di ottenere questo marchio di qualità? FSC è un’organizzazione internazionale non governativa, indipendente e senza scopo di lucro, nata nel 1993 per promuovere la gestione responsabile di foreste e piantagioni. Include tra i suoi membri ONG e gruppi ambientalisti (WWF, Greenpeace), sociali (National Aboriginal Forestry Association of Canada), proprietari forestali, industrie che commerciano e lavorano il legno e la carta (Tetra Pak, Mondi), gruppi della Grande Distribuzione Organizzata, ricercatori e tecnici, per un totale di quasi 900 membri. Dal 2018 FSC è la prima e unica certificazione volontaria per il settore forestale e per le filiere collegate a prevedere una specifica verifica degli impatti positivi della gestione forestale responsabile su fattori quali conservazione della biodiversità, dell’acqua e del suolo; stoccaggio del carbonio e servizi turistico-ricreativi: sono i cosiddetti servizi naturali o ecosistemici forestali.
Questa verifica è uno strumento innovativo che permette di quantificare il contributo della buona gestione forestale al benessere del territorio e nella sfida posta dai cambiamenti climatici; di riconoscere il ruolo dei gestori forestali come attivi custodi di aree che rappresentano molto di più che “alberi e legno”; di attrarre potenziali partner ed investitori, disposti a pagare per i servizi ottenuti (es. acqua pulita o ricarica delle falde acquifere) e affinché le aree forestali sottoposte a questa verifica continuino a generare tali servizi.
A Tempio Pausania si fanno le cose in grande: la filiera del sughero sostenibile comprende 99,3 ettari della sughereta di Lu Canniscioni, di proprietà della società agricola Limbara del Gruppo Molinas, che ha avviato il processo di certificazione FSC. “Le foreste di sughera sono un patrimonio da proteggere e valorizzare; ciò ha condotto l’Azienda a pianificare un processo di gestione che ha permesso di ottenere FSC per la filiera e ad intraprendere l’iter per il conseguimento della Certificazione di Gestione Forestale Sostenibile per una sughereta di proprietà – ha detto Andrea Martinez, agronomo e responsabile per la certificazione FSC di Molinas s.p.a – l’auspicio è di incrementare il numero di superfici e foreste certificate”.
Certo, la natura è importante, ma l’intervento di FSC è stato richiesto dai Molinas anche perché il valore del sughero certificato prodotto nei campi sperimentali dell’Agris lo scorso anno ha spuntato un aumento del prezzo del 65%. Un particolare che agli imprenditori non è sfuggito. “Per dare maggiore valore alla gestione responsabile delle aree forestali e quantificarne gli impatti positivi, il Forest Stewardship Council® – ha sostenuto il Direttore di FSC Italia, Diego Florian – ha sviluppato la procedura di verifica dei servizi naturali. L’Italia è stato il primo Paese al mondo, nel 2018, a verificare un’area forestale per tutti e cinque i servizi naturali: da allora sono sei le realtà entrate in questo circuito virtuoso, per un totale di oltre 48.000 ettari in cinque regioni, a cui ora si aggiungono ora gli esempi di Agris Sardegna e Molinas.