LA DISCIPLINA INCONTRA L’ETICA
Arti marziali, Angelo Sanna una vita e una passione
Il Maestro Angelo Sanna è un pioniere delle arti marziali in Sardegna. Nato a Sassari nel 1958, è Maestro cintura nera 7° Dan di karate; Kali e JKD; Nova Scrimia, Arte Marziale Italiana dal 2000; Krav Maga e Kapap dal 2004. Campione Italiano di diverse discipline, pratica le Arti Marziali dal 1970.
L’abbiamo intervistato per capire come nasce una passione e quali siano le nuove frontiere delle Arti Marziali.
Com’è venuto in contatto con il mondo delle arti marziali?
Nel 1970 praticare arti marziali era raro, avevo dodici anni e con degli amici frequentavo una palestra si faceva scherma ed iniziarono a tenere un corso di judo Jiu Jiutsu, ne rimasi affascinato. Oltre quarant’anni fa, fare disciplina sportiva era un privilegio.
Oggi invece le palestre brulicano di bambini
Sì, in palestra ho bambini che iniziano l’attività sportiva a quattro anni spinti dai genitori. Molti sono miei ex allievi che hanno fatto karate anche più di trent’anni fa e portano i loro bambini perché ritengono che apprendere un arte marziale sia più formativo ed educativo rispetto ad altri modelli sportivi. Ciò che si perde rispetto ad uno sport di squadra, lo si recupera sotto l’aspetto dei valori e principi che vengono insegnati. L’educatore è un maestro di vita e un modello.
Ha iniziato con lo judo ma ora è un esperto di molte arti marziali
Quando ho visto la prima volta in Sardegna il karate mi ha affascinato. Il mio maestro era semplicemente una cintura marrone lui veniva da Pesaro ma voleva continuare la sua passione ed ha aperto un corso a Sassari nella stessa palestra in cui facevo judo. Poi il resto è venuto da sé, appassionandomi a tutto ciò che vedevo ad ogni disciplina, andando all’estero, conoscendo.
Essere esperti in più arti marziali arricchisce o limita?
Pensiamo ad un medico che laureato ha competenze di base, poi si specializza, le materie di base restano in comune tra le varie specializzazioni. Così nelle varie arti marziali cambiano le strategie e alcune tattiche di combattimento ma tante cose sono in comune come le abilità tecniche che una volta apprese sono condivise da diverse discipline: un calcio rimane un calcio e un pugno un pugno; la biomeccanica del corpo umano è la stessa quindi si hanno competenze che consentono di apprendere velocemente una nuova disciplina. Nel nostro sito (www.irsam.com) c’è un elenco di istruttori riconosciuti con varie qualifiche; la prima cosa che colpisce e che facciamo tante cose. Non tutti condividono la pratica di più arti marziali contemporaneamente I marzialisti sono spesso dei conservatori ma tra loro ci sono anche spiriti diversi: curiosi, progressisti, con una mentalità più aperta. Io mi avvicino di più a questo tipo di mentalità: se c’è una cosa nuova mi piace farla mia: sperimentarla e anche trasmetterla. In effetti il suo corso di studi corrisponde alla sua passione Ho avuto la fortuna di fare l’ISEF, diplomandomi nel 1984 e poi mi sono laureato in Scienze motorie.
Trasmettere conoscenze è diventato il suo lavoro?
Insegno nella scuola statale e nelle palestre. Insegnare è un grande privilegio: hai la responsabilità di qualcuno che ti ascolta e si impara anche di riflesso, perchè vedi subito con un’ottica diversa ciò che stai insegnando. Il modo migliore per crescere è sempre condividere con gli altri.
Attualmente ha una palestra a Sorso ed una a Sassari. Come ha iniziato?
Insegnavo a Sassari col mio maestro di karate negli anni ‘78/79. Per un discorso di rispetto, nel 1979, quando ho deciso di aprire una palestra, la Budokan ed ho iniziato a Sennori, presso la palestra di una scuola. Ricordo che il preside temeva potessimo rompere con un calcio le luci poste su soffitti di bel oltre sei metri d’altezza, problemi derivati dall’immaginario collettivo di quegli anni. Poi Nell’80/81 con i miei allievi mi spostai a Sorso in un magazzino che ci consentiva di allenarci a tutti gli orari. La palestra in Viale Porto Torres l’abbiamo inaugurata nel 1990. Progettata da me, è divisa in tre piani, con oltre 1500 mq di superficie. È molto bella, con spazio dedicato al body building, aerobica, ginnastica e spinning. Ha una sala da 500 mq per l’aerobica e il ballo, 400 mq per lo spinning, è uno dei dieci centri in Italia con bici strobobike (bici che nascono con per fare un lavoro aerobico, monitorati da un computer). Un piano è destinato alle arti marziali e in una sala grande facciamo seminari in cui ci si allena tra tecnici esperti che hanno esigenze diverse dei normali allievi. Si tratta di una struttura polivalente nella quale lavora uno staff di tutto rispetto di tecnici altamente professionalizzati.
Quanto conta la professionalità degli istruttori?
Gli istruttori da weekend non sono ammessi nella nostra palestra come anche le discipline nate da pochi giorni. Nel lavorare con il corpo di una persona ci sono delle responsabilità sia etiche che morali, inoltre serve capacità motoria e di comunicazione. Lo spinning è morto dappertutto perché insegnavano istruttori che avevano fatto due giorni di corso. Non c’è un sistema serio di formazione e lo Stato non intervene. La palestra condivide gli obiettivi della sua associazione L’IRSAM, Istituto Ricerche e Studi Arti Marziali, è nato nel 2002 come laboratorio di studi e ricerche sulle arti marziali per conoscere le arti marziali per diletto, autoprotezione, scienza e cultura. Non chiede iscrizione è formata da un gruppo di amici che condivide principi e ideali, una sorta di casa comune. L’unità dell’organizzazione, il fatto che vi aderiscano più di trenta maestri, consente di avere forza contrattuale per far arrivare in Sardegna maestri da tutto il mondo. Oltre al maestro puoi fare richieste specifiche su ciò che vuoi apprendere piuttosto che affrontare una spesa singolarmente per andare all’estero a fare un percorso di gruppo che magari ti interessa solo in parte. La moderna tecnologia cos’ha cambiato nel mondo delle arti marziali I media hanno portato dei vantaggi e degli svantaggi. È positivo cliccare e conoscere novità in tempo reale, sapere che d’altra parte del mondo c’è un Maestro che può darti molto. Anche solo vent’anni fa occorrevano mesi, anche anni per venirne a conoscenza e poi contattarlo era un impresa. Inoltre, oggi vai su internet e scopri se hai a che fare con un maestro o un millantatore. È negativo, che chiunque può vedere il video di un’arte marziale e pensare di praticarla senza un Maestro.
Qual è la differenza tra sport da combattimento e difesa personale?
Le regole del combattimento non prevedono siano colpiti punti letali: niente dita negli occhi, né colpi in gola; colpi o calci nei testicoli o sulla colonna vertebrale da dietro. La difesa personale è invece basata sul colpire proprio questi punti.
Quali sono le ultime novità nelle arti marziali?
Certamente le arti marziali miste, MMA. Nascono agli inizi degli anni Novanta, per vedere qual’é il sistema di combattimento più efficace tra discipline diverse, intese come sport da combattimento, con un sistema seppur minimo di regole. In una gabbia, si confrontano categorie diverse senza limite di tempo; è possibile percuotere con calci e pugni e continuare a terra finché non si arriva al KO o ci si arrende davanti ad una chiave articolare. Tra kick-boxing, thai kun do, judo, karate, pugilato, boxe thailandese, lotta, i sistemi che hanno la meglio sono i sistemi di lotta (boxe thailandese, lotta e jiu jutsu brasiliano) perché nei combattimenti si arriva subito ad un corpo a corpo e chi non è abituato viene “finalizzato”. Dunque, si realizza un sistema misto che attinge prevalentemente da questi. Nasce come torneo voluto da un miliardario e prevede una borsa altissima.
È pericoloso o è una buona tecnica d’allenamento?
Il MMA ha un circuito per dilettanti, che tutela i ragazzi i quali non possono prendere calci e pugni sul viso ed hanno un caschetto. Nei livelli professionisti e super professionisti sembra uno sport cruento molto aggressivo e brutale perché si combatte sia in piedi che a terra. In realtà, se chi lo gestisce se è un buon istruttore, è un ottimo sistema d’allenamento perché richiede una certa capacità di resistenza, flessibilità e coordinazione. In palestra non ci si fa per niente male perché si hanno mille protezioni. Il combattimento viene gestito senza arrivare ad avere dei danni; negli adulti se uno riceve un colpo in testa e va a terra per quel colpo, non si conta, si è fuori dal combattimento e per verificare che non ci siano stati danni si fa un elettroencefalogramma. L’atleta viene preservato e deve aspettare sei mesi prima di un’altra gara.
Perché si inizia e cosa spinge a proseguire un’arte marziale?
La molla che avvicina al mondo delle arti marziale è sicuramente la difesa personale. Sia nell’adolescente che nel bambino spinge l’immaginario collettivo creato da film e cartoni. Anche per le donne la difesa personale è il primo motore. Poi ci si appassiona, e oltre alla sicurezza, si ottiene una buona forma fisica. Nelle arti marziali c’è uno studio del proprio corpo che non puoi avere in un altro sport dove sei vecchio ad una certa età.
Quindi per le arti marziali non si è mai vecchi?
Si usa il corpo nelle sue potenzialità e sfrutti altre cose oltre la forza, ti conosci bene, impari a dominare le tue ansie con la respirazione. Le arti marziali sono un processo in cui allievo e maestro progrediscono insieme, è un percorso infinito di crescita, in cui cambiano le necessità e impari il modo migliore per dialogare con il tuo corpo.
Quando e perché si decide di far gareggiare un allievo?
Si va in palestra per allenarsi. Quanta gente va a correre e quanti fanno atletica leggera? Non tutti hanno attitudine per l’agonismo e in pochi arriveranno ad essere campioni. Nella mia scuola io reputo che il momento agonistico sia importante per la gestione dello stress. Oggi ai giovani manca lo stress della competizione, anche nella vita. La gente non è più abituata a confrontarsi a qualsiasi livello, pur essendo la nostra una società altamente competitiva. La scuola non è più competitiva né selettiva, niente esami tra le elementari e le medie: erano uno stress; niente più bocciature per non sottoporre i ragazzi a stress e neanche i quadri sono più esposti. I giochi in strada di un tempo, ci abituavano a gareggiare per vedere chi era il più forte o il più veloce. Ma effettivamente se non c’è stress, l’organismo non si adatta. Il karate è altamente educativo, non c’è contatto fisico e si può insegnare agli allievi a vivere al meglio la competizione. Io cerco di abituarli in modo graduale ad avere il problema psicologico della competizione. La gara è come un esame, se è prevista per la domenica, inizi a generare sensazioni di ansia e alleni il corpo ma anche la mente. Il nostro corpo è la casa in cui vivremo per tutta la vita: conoscere i propri limiti attraverso lo sport è importante, superarli con sostanze non lecite, non insegna niente.
Scopriamo spesso il doping ad alti livelli sportivi…
Anche qui spesso è una questione di stress. Vedi il caso dell’olimpionico Alex Schwazer, aggravato ulteriormente dal fatto che lui fosse nelle forze dell’ordine. Nessuno obbliga gli atleti a fare le gare, se non riesci a farti carico di situazioni di quel tipo dici da domani ricomincio a fare il carabiniere. Per una medaglia olimpica ci sono 250.000 € di premio e poi tutto l’indotto che ti viene dalla pubblicità. Quando affermi che dovevi allenarti per 18 ore alla settimana non sei giustificato la maggior parte dei lavoratori settimanalmente fanno più ore settimanali e non percepiscono lo stesso stipendio. Uno sportivo fa un lavoro che ha scelto, strapagato per quella che dovrebbe essere una sua passione. È una scelta personale che richiede dei sacrifici. Quando poi hai una brutta prestazione ti devi anche chiedere come mai, probabilmente non hai le motivazioni giuste o troppe altre cose per la testa. Accade lo stesso ai calciatori: strapagati, hanno al seguito psicologi per gestire lo stress, commercialisti per investire al meglio i guadagni, dimenticano che sono pagati per giocare e talvolta arrivano a vendere la propria squadra e l’intera partita.
Esiste un’etica sportiva?
I principi etici dovrebbero esistere ovunque. Soprattutto dovrebbe esserci rispetto l’adulto, il maestro, il genitore. Ma l’autorità è rispettata, se è rispettabile. Oggi i nostri politici hanno perso di vista la morale e diventano modello per ogni altro settore.
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