Celiachia: nuove scoperte da uno studio americano
Secondo la scoperta di un team di ricercatori guidato dalla McMaster University in Ontario, l’innesco della reazione al glutine avverrebbe nell’epitelio intestinale
Patologia autoimmune che colpisce circa l’1% della popolazione mondiale, con una diffusione aumentata quasi del doppio negli ultimi 25 anni, la celiachia rimane una sfida significativa per la salute pubblica. In Sardegna, per esempio, è stato registrato uno dei tassi di prevalenza della patologia più elevati in Italia, con i dati del Ministero della Salute che riportano, al 2020, una percentuale di celiaci attestata intorno allo 0,48%, in aumento rispetto allo 0,44% del 2018. Numeri comunque non esaustivi della realtà in quanto si stima che la malattia sia largamente sotto diagnosticata.
Essendo una condizione cronica in cui, nei soggetti predisposti, l’intestino tenue si ritrova perennemente infiammato a causa dell’assunzione di glutine, fino a oggi l’unico trattamento per combattere la celiachia ha sempre previsto l’eliminazione dalla propria dieta di alimenti che lo contenessero.
In questo contesto, una recente scoperta di un team internazionale di ingegneri, ricercatori e medici, guidato dalla McMaster University in Ontario (Canada), pubblicata nella rivista Gastroenterology, potrebbe aprire nuove strade nella prevenzione e nel trattamento della celiachia.
Utilizzando un modello di epitelio intestinale ricostruito in laboratorio, gli scienziati hanno identificato per la prima volta il meccanismo che innesca la reazione al glutine tipica di questa malattia. La ricerca ha rivelato che l’epitelio intestinale (il rivestimento interno dell’intestino) svolge un ruolo cruciale nell’attivare la risposta immunitaria al glutine. Inoltre, è emerso che le cellule epiteliali inviano segnali più intensi alle cellule immunitarie in presenza di agenti patogeni.
Prima di questo studio, si pensava che la risposta infiammatoria responsabile della patologia coinvolgesse solo la parete intestinale e le cellule del sistema immunitario. Ora invece, queste nuove scoperte, aprono prospettive promettenti per lo sviluppo di approcci terapeutici innovativi contro questa patologia, prospettando anche la possibilità di riuscire a prevenirla nelle persone a rischio, identificando la presenza di eventuali patogeni e inibendo la loro interazione con il glutine e l’epitelio intestinale.
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