I bugiardi creano un danno economico. Come li riconosciamo?
“Le bugie hanno le gambe corte e il naso lungo”, è così che recita un detto popolare a testimonianza che sin dalla notte dei tempi nessuno ha mai accettato di buon grado la menzogna.
E se in ambito personale mentire erode la nostra fiducia negli altri, in ambito professionale avere a che fare con un bugiardo, non solo ci fa perdere tempo ma, a quanto pare, ci svuota anche il portafoglio.
Secondo l’ACFE, Association of Certified Fraud Examiners, ogni anno le aziende perdono mediamente il 5% del loro fatturato proprio a causa di frodi, bugie, false testimonianze o dipendenti insinceri.
Applicando questo dato a livello mondiale per l’anno 2013 l’ACFE ci informa che è presupponibile che la perdita in denaro ammonti a circa 3700 miliardi di dollari. Ovviamente chi risente maggiormente di questo stato di cose sono come sempre le imprese più piccole.
E’ molto importante quindi che anche in ambito lavorativo si crei un clima di fiducia che sia supportato dai fatti.
Ma come possiamo provare a capire se un nostro collaboratore, un dipendente, un collega o persino il nostro capo ci stia dicendo la verità? Non ci sono arti magiche per leggere nel pensiero altrui ma possiamo affidarci a piccoli consigli e tecniche che potrebbero aiutare il nostro intuito naturale. Iniziamo per prima cosa a liberarci di qualche luogo comune.
E’ idea diffusa infatti, che una persona che dice la verità ci guardi dritto negli occhi. Niente di più sbagliato! Anche i bugiardi conoscono questa diceria e se ne servono in genere per apparire più sinceri. In realtà se chi ci parla non ha niente da nascondere non penserà di certo a cercare ossessivamente il nostro sguardo durante la conversazione. Richard Bandler e John Grinder, gli ideatori della Programmazione Neuro Linguistica (PNL), ci insegnano infatti come la posizione del nostro sguardo possa avere un’interpretazione. Se davanti ad una nostra precisa domanda il nostro interlocutore rivolge lo sguardo in alto alla nostra destra con tutta probabilità sta solo ricordando un’immagine, se guarda in altro alla nostra sinistra sta invece creando un’immagine, nel qual caso è probabile che ciò che ci risponderà sarà una bugia.
Ma i segnali del nostro corpo non sono sufficienti a farci smascherare un collega che vuole farci le scarpe o un collaboratore che vuole soffiarci l’idea del progetto al quale stiamo lavorando. Ecco che ci viene in aiuto uno studio condotto da tre ricercatori dell’università di Portsmouth, di Goteborg e della British Columbia, comparso sulla rivista Psychological Science in the Public Interest secondo cui, per poter riuscire a difendersi da un bugiardo ed evitare così dei danni al nostro lavoro e alla nostra posizione economica, non è necessario solo prestare attenzione al suo cosiddetto “comportamento non-verbale” ma integrare la nostra impressione in un modo molto semplice: chiacchierando!
Dovremmo quindi approcciare il nostro presunto bugiardo in modo tranquillo e indurlo a conversare con noi senza far trapelare alcun tipo di sospetto. Questo studio infatti parte dal presupposto biologico che il nostro cervello, quando mentiamo, è sottoposto ad un forte stress che si rivela certamente maggiore rispetto a quando diciamo la verità.
Un bugiardo infatti deve mantenersi sempre molto concentrato per ricordare tutto ciò che deve dire e far combaciare una moltitudine di dettagli fasulli. Ecco perché chiacchierare diventa per lui una fonte di tensione e più ci dilunghiamo nella conversazione, più rischiamo che si tradisca e si smascheri da solo. La pausa caffè o ancora meglio la pausa pranzo sono ottime occasioni da sfruttare per una conversazione informale. Ci darà la possibilità di tornare sull’ argomento che ci interessa senza però tradire i nostri sospetti durante una riunione ufficiale dello staff.
E ricordate anche il consiglio del Prof. R. E. Geiselmann, psicologo alla UCLA University: provate ad indurre la persona a raccontarvi il fatto che sospettate essere fasullo partendo dalla fine degli avvenimenti. Se la sua storia è inventata farà molta più fatica a mantenere la concatenazione degli eventi e potrebbe tradirsi più facilmente. Sicuramente non esistono metodi del tutto certi per capire se chi lavora con noi stia cercando in modo fraudolento di crearci un danno.
La cosa migliore sarebbe sempre scegliere, quando ci è possibile, dei collaboratori non solo efficienti ma onesti, perché se la produttività ci aiuta a guadagnare denaro, l’onestà è fondamentale per non perderlo.
Francesca Arca
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