
Negli ultimi anni, la città di Sassari ha assistito a un preoccupante fenomeno: l’abbandono da parte dei suoi giovani. Questo trend, che coinvolge soprattutto ragazzi tra i 18 e i 30 anni, sta sollevando interrogativi su quali siano le cause di questa migrazione e quali ripercussioni possa avere sul futuro della comunità sassarese
Secondo i dati forniti dall’ISTAT, il numero di giovani sassaresi che scelgono di trasferirsi in altre regioni o addirittura all’estero è aumentato del 25% nell’ultimo quinquennio. Tra le principali motivazioni, si segnalano la ricerca di opportunità lavorative più vantaggiose, la volontà di proseguire gli studi in istituti di alta formazione, e, non ultimo, la necessità di una vita sociale più dinamica. A Sassari i giovani (fascia 0-14) rappresentano il 10.1 % della popolazione.
Il fenomeno è stato analizzato anche da un recente studio condotto dall’Università degli Studi di Sassari, che ha evidenziato come la mancanza di opportunità lavorative locali e la stagnazione economica abbiano spinto molti giovani a cercare fortuna altrove. Sassari, purtroppo, non offre le stesse prospettive che possono garantire altre città italiane o europee I giovani si sentono costretti a lasciare la loro città natale per realizzare i propri sogni e ambizioni.
La situazione è ulteriormente complicata da una carenza di infrastrutture adeguate, che limitano l’accesso a formazione e servizi essenziali. Le istituzioni locali sono chiamate a rispondere a questa emergenza, ma le risorse disponibili sono spesso insufficienti. Diversi esperti suggeriscono che sia necessario un cambio di rotta, con investimenti mirati nella creazione di posti di lavoro e nel potenziamento dei servizi per i giovani.
Le conseguenze di questo esodo giovanile sono molteplici e toccano vari ambiti della vita sociale e culturale della città. La diminuzione della popolazione giovanile, infatti, rischia di impoverire il tessuto sociale di Sassari, riducendo la vitalità culturale e la capacità di innovazione. Il consigliere comunale Mariano Brianda alla domanda quali sono le sue proposte per il ripopolamento giovanile della città ci risponde così: “Per impedire la fuga dei giovani da Sassari occorre rendere attrattiva la città per loro, pensare una città a misura di ragazze e ragazzi, capace di soddisfare le esigenze giovanili: studio, lavoro, tempo libero e sport. Per lo studio bisogna stringere un’alleanza strategica con Università e ERSU trasformando gran parte del centro storico in uno studentato diffuso con agevolazioni nei trasporti. Per il lavoro – continua Brianda – dovrebbero essere incentivate le occasioni di formazione anche tramite il volontariato, nonché incrementare le giornate di contatto tra datori di lavoro e giovani in cerca di occasioni di lavoro. Per il tempo libero e lo sport – conclude il consigliere dell’Opposizione – andrebbero favorite le iniziative culturali con i giovani protagonisti anche creando luoghi in ogni quartiere nei quali i giovani possano incontrarsi e fare cultura. Per lo sport andrebbero moltiplicati gli impianti da mettere a disposizione di giovani che intendono praticare uno sport ”.
In risposta a questa condizione, alcune iniziative stanno già prendendo piede. Progetti di co-working, startup locali e eventi di networking sono stati avviati per incentivare il rientro dei giovani, creando una rete di supporto che li aiuti a realizzare le proprie ambizioni a Sassari. Tuttavia, il successo di queste iniziative dipende dalla capacità di attrarre investimenti e talenti, oltre a un cambiamento culturale che valorizzi le competenze locali
In conclusione, l’abbandono dei ragazzi sassaresi rappresenta una sfida cruciale per il futuro della città. È fondamentale che le istituzioni, le università e la comunità si uniscano per affrontare questo problema con strategie concrete e innovative. Solo così Sassari potrà riconquistare il suo ruolo di attrattore per le nuove generazioni, trasformando una tendenza preoccupante in un’opportunità di crescita e sviluppo.
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