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“La Rocca”, l’antica Domus situata nel suggestivo borgo dell’Anglona, è uno dei monumenti più caratteristici ed importanti dell’isola
La Domus de Janas “La Rocca” è il sito archeologico più noto di Sedini, un piccolo paesino in provincia di Sassari, situato nella regione dell’Anglona, a circa 15 minuti da Castelsardo. Il monumento si colloca proprio al centro del borgo, sul ciglio del vallone di Baldana, ed è uno dei siti archeologici più importanti della Sardegna.
Le Domus de Janas (Case delle fate o delle streghe) sono tombe di epoca preistorica, scavate nella roccia. In Sardegna sono numerosissime e si possono incontrare sia individuali che in grandi concentrazioni.
Durante il rito della sepoltura, si trasportava il defunto fino alla sua “nuova casa”, verso la sua “nuova vita” (secondo il principio della continuità eterna dell’essere umano). Il corpo si disponeva in posizione fetale, lasciando accanto alle spoglie degli oggetti appartenenti alla persona e, si presume, anche del cibo per il “viaggio”.

Sebbene la loro presenza sia riscontrabile in tutto il bacino del Mediterraneo, le Domus dell’isola presentano numerose caratteristiche peculiari: dalle ricche decorazioni che richiamano quella che fu la casa del defunto, ai dettagli architettonici, fino alla meticolosa lavorazione. La Rocca, in particolar modo, presenta delle qualità stupefacenti, che la rendono ancor più unica e anche la più grande dell’isola.
Perché “La Rocca” è unica nel suo genere?
Non appena si mette piede all’interno della struttura, si respira immediatamente il profumo di un passato che, tuttavia, riflette varie epoche. Si entra in un ambiente apparentemente unico ma che immediatamente mostra le sue mille sfaccettature. Visitare la Rocca al suo interno significa passare per il Neolitico per poi ritrovarsi catapultati nell’Ottocento.
L’unicità della Rocca di Sedini sta proprio nel fatto che, sebbene abbia mantenuto le sue caratteristiche originali, la comunità ne ha fatto gli usi più disparati nel corso dei secoli. Ciò è dovuto al fatto che, a differenza delle più comuni Domus de Janas, la struttura è situata proprio al centro del borgo: insomma, è parte integrante del paese. Infatti, è facilissima da trovare, in quanto la si incontra semplicemente percorrendo la via principale di Sedini, e si tratta di una struttura che difficilmente non salta all’occhio.

Essenzialmente, dall’esterno, la Domus si presenta come una casa scavata interamente nella roccia. Una caratteristica che la lega proprio alle peculiarità dell’antico borgo: Sedini è soprannominato “il paese nella roccia”, proprio per le sue caratteristiche territoriali. Inoltre, è proprio il fatto che sia scavata in un costone in superficie che la rende la più grande della Sardegna.
Per quanto riguarda l’interno, le tombe vere e proprie costituiscono il livello più antico. L’accesso passa per la sala principale d’ingresso, attraverso una scala in legno. L’ipogeo risale con molta probabilità al IV-III Millennio AC e si compone di sei celle, due delle quali unite in un unico ambiente.
Il Medioevo ha portato numerose modifiche alla tomba, con la costruzione di nuovi ambienti e un focolare. Probabilmente ebbe vari scopi, tra cui prigione e ricovero per animali.
Più invasivi gli interventi che la Domus ha subìto nell’Ottocento: il masso diventò una cava da cui trarre mattoni. Di conseguenza l’ambiente si è reso più ampio e perfettamente abitabile. Integrando murature e solai divenne una vera e propria casa.
Tuttavia, la struttura medievale è in parte ancora intatta. Il pavimento roccioso e le scale a chiocciola, ricavate anch’esse nella roccia, si sono perfettamente conservati, come anche il focolare al centro della stanza.

Il museo
L’imponente complesso, si presenta oggi come una serie di spazi appartenenti a varie epoche, dal Neolitico al Medioevo fino all’Ottocento, tutti ricavati nella roccia viva, integrati e separati fra loro con solai e muratura, per un totale di 129 mq distribuiti su tre livelli. La struttura è oggi visitabile come “Mostra-Museo Tradizioni etnografiche dell’Anglona”.
L’apertura al pubblico risale al 2002, affidata alla Cooperativa Setin, che ne curava gli allestimenti espositivi. Il complesso è stato riconosciuto formalmente come struttura museale nel 2011, secondo il codice ICOM.
Il percorso di visita è strutturato in modo da rendere facilmente accessibili tutti gli ambienti, pur mantenendo intatte le tracce della sua straordinaria continuità di utilizzo, vissuta nell’arco di 5000 anni.
Nei vari ambienti è possibile ammirare varie mostre. Alcune si compongono di reperti etno-culturali e antropologici, raccolti nel corso di molti anni di ricerca. E’ stata allestita anche una mostra di minerali e fossili. Quest’ultima conduce proprio all’ingresso dell’ipogeo, la parte più antica e vero cuore del museo: la tomba neolitica.

E’ presente anche una mostra fotografica interamente dedicata al territorio di Sedini, dal paesaggio ai siti archeologici, fino alla flora e fauna tipiche dell’Anglona.
Uno degli ambienti più suggestivi è certamente la casa-museo, che comprende due stanze medioevali collegate fra loro con una scala scavata nella roccia viva. L’esposizione è arricchita da centinaia di pezzi d’epoca, collegati alla tradizione agro-pastorale della comunità: oggetti e utensili di uso quotidiano, domestici e da lavoro.

Infine, una delle stanze situate al piano superiore ospita la ricostruzione di una casa tipica anglonese, che conserva intatta la struttura medievale, anche questa guarnita di numerosi pezzi di valore storico-etnografico.
Tale monumento attira ogni anno numerosi visitatori, come anche l’attenzione di tanti studiosi, e non solo per il suo patrimonio di inestimabile valore. Ma anche, e soprattutto, per i suoi aspetti più peculiari: l’essere facilmente accessibile (un dato non di poco conto, considerando che non per tutti è facile raggiungere le Domus de Janas più isolate) e la sua continuità di utilizzo nel corso dei millenni.
Una vera perla per la comunità di Sedini, un borgo unico e suggestivo che tanto ha da offrire, sotto ogni punto di vista: dal territorio ai siti archeologici, fino ai paesaggi e alla tradizione eno-gastronomica.