Tennistavolo Sassari campione d’Italia al debutto in A1 (video)

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«Ciao» La fresca voce di Nicola pare avere il dono di aprire ogni porta al sorriso.
«Scusami, sono ancora indaffarato con la spesona per il compleanno di Matilda».
Per chiunque lo conosca è semplice immaginarlo tra i banchi del supermercato tra volteggi di patatine e lattine di aranciata, con lanci finali all’indietro nel carrello, non prima d’aver fatto rimbalzare sul capo un sacchetto di pane per tramezzini… La simpatia con sembianze umane! Nicola non è solo questo: eclettismo e talento ne sono la prova. Il papà premuroso veste i panni dell’intervistato che si racconta con la semplicità di ragazzo, di uomo pronto alla vita con il volto pulito quale unica corazza e la capacità di sapersi sempre e comunque misurare, nella gioia e nelle avversità, forte dell’entusiasmo genuino che contraddistingue le persone con animo gentile.
La curiosità è grande, come era Nicola bambino?
Era timido! Forse perché figlio unico di genitori lavoratori, forse per la balbuzie. Timido ma socievole. Presto imparai a fare palline di stagnola con le quali giocavo a casa di nonna. Mio zio Michele, che mi insegnava tante cose, mi suggerì di prepararne altre due e di provare a lanciarle come fanno i giocolieri. Il meccanismo mi piacque e mi ci appassionai. A scuola, ripetevo il numero con ciò che avevo a disposizione: astucci, gomme, merendine, persino con tre cellulari!

Timido, balbuziente ma con tanti amici e tanto coraggio. Non mancava chi ti sosteneva?
Devo dire che il mio problema con il linguaggio qualche inconveniente me lo creò. Però sostenitori ne avevo! Posso indicare mio cugino che, da adolescente, mi indicò il negozio del suo amico Mauro, bravo in giocoleria. Ci andai, ma mi scontrai con la mia agitazione ed il conseguente parlare articolato… Fu Mauro a riportare la calma mostrandomi i giochi e profetizzando la mia futura passione. Dalla mattina seguente erano il mio primo pensiero! Ed iniziai a divertire la gente sotto i Portici (n.d.r. Portici Crispo, Sassari)!
Un artista ancora in erba dove trova la svolta?
Guardando gli altri che fanno il medesimo numero e iniziando a sfidare se stesso. Alle superiori, in gita scolastica, ebbi la fortuna di trovare un’insegnante che scelse, quale tappa culturale, il parco dei giocolieri anziché il museo poco distante. Entusiasmo alle stelle! Poco prima della maturità, un gruppo di giocolieri di Sassari mi accolse per una sostituzione. Ci fu poi l’incontro con altri gruppi esperti e l’emozione per le paghe delle prime esibizioni. Nacque anche il mio primo gruppo Otto e Smilzo!Facevo ciò che desideravo e mi divertivo.
E la scuola?
Anche a scuola riuscii a farci entrare la mia passione! Per la maturità preparai Il giullare nella letteratura, se pur con critiche! Ma ci infilai la fisica per i volteggi, forze e ogni altra legge sulla gravità! E l’astronomia, perché il mondo è pieno di palle…! Mentre quelle della mia passione stavano tra i miei piedi per eventuali dimostrazioni!
Diplomato, ma giullare! Bastò per i tuoi?
Mia madre voleva che mi laureassi, però seppe anche indicarmi Patch Adams e la Clownterapia. A questo proposito, volevo fare un corso apposito a Torino, invece ebbi la pazienza di aspettarli e frequentare il primo corso a Cagliari con Viviamo In Positivo Onlus, mentre a Sassari iniziai i primi servizi in pediatria. Di questo periodo, nel 2003, la partecipazione alla convention italiana di giocoleria a Porano in Umbria. In famiglia notarono che quando mi esibivo non balbettavo più: pazienza e ritmo erano la mia cura!

Quindi via per questa strada?
Solo l’inizio. A Torino mi iscrissi alla selezione per la scuola di circo e tenni un provino in abito misto: Winnie The Pooh e Minions, capelli alla Caparezza, piercing e barba lunga. Si sparse la voce che doveva esserci Arturo Brachetti, il grande artista attore e trasformista, quindi ansia di tutti… e anche mia! La prova fisica andò secondo il mio fisico: non ero atletico né muscoloso. Quella pratica, solo ansia e palline a terra… Deluso, ma avevo ventidue anni!
Quindi niente circo?
Lo pensavo anche io, invece fui scelto nella Scuola di Cirko Vertigoper il Diploma di Artista di Circo Contemporaneo. Qui incontrai il mio mito – e ora amico – il luminare della giocoleria Jay Gilligan. Mi mostrò la tecnica e la sua esperienza di maestro. Imparai moltissimo e mi diedi un nuovo look: rasato con due codette e barba in pizzetto!
Una specie di Clown?
Esatto. È questo il periodo del Circo Ringland con i fratelli Gianni e Vladi Rossi; fu quest’ultimo a guidarmi verso il pubblico del circo, dicendomi «Non importa cosa fai, ma come lo fai». E con il circo sbarcai in Sardegna.
Pareva la tappa definitiva, invece il circo è stato il trampolino per ben altro!
Infatti di lì a poco scoprii Nico Fontaine in accoppiata con Eva Paradise. Mi esibii persino in tv in uno show con Frizzi. Sono diventato anche formatore di nuovi clown di corsia per VIP Onlusper il ProgettoCircostanza. È stato il periodo di nuove, fortissime, esperienze: negli ospedali, ma anche nei centri di recupero, nel carcere minorile, nei centri di aggregazione per stranieri, nelle scuole. Missioni clown in Romania, dapprima come missionario clown normale, poi come capo missione per tre anni. Ho portato il mio naso rosso, colmo di mille mute parole, in Cambogia e in Libano. Mi sono sorpreso di essere sempre abbracciato, prima ancora di abbracciare. A Beirut ho vissuto un vero e proprio seminario sulle emozioni: percorrere la città con i quartieri ricostruiti, o ancora crivellati, sul pullman che diede origine alla guerra, ora colorato e pieno di gente come noi, è stata un’mozione indescrivibile.
Giocoliere, clown, preparatore, artista impegnato socialmente nel mondo, dove hai trovato il tempo per far nascere il tuo nuovo progetto nerd?
Nacque durante il seminario col clown Leo Bassi alla Scuola di Cirko. Poi iniziai a frequentare i laboratori di Zelig e candidai il mio nerd per Zelig Off; ma saltai la messa in onda nonostante il successo delle prove tv. Ci lavorai sopra, lo portai in giro per vedere reazioni. In Austria e Slovacchia funzionò, quindi spedii il video per i casting di Italia’s Got Talent. Se sai perdere, forse hai già vintoè la filosofia nerd; funzionò quello con il brano Turn around che ho completato con Lodovica Comello, alla quale devo il Golden Buzzer che mi ha salvato alle semifinali portandomi dritto in finale!
Nel bellissimo turbinio della tua vita, sei anche riuscito a mettere su famiglia?
Sì. Oltre dieci anni fa ho incontrato una ragazza piemontese con la passione per i trampoli, Sara, ed è iniziata la nostra storia; ci completiamo a vicenda. Con lei ho fatto la spola tra Torino e Sardegna, affrontato sacrifici e superato momenti difficili. Io e Sara ci siamo sposati tre volte: una in comune, una in chiesa ed una con un rito green con il quale siamo diventati la famiglia De Verdis! Ma soprattutto abbiamo dato vita a Nicoletta e Matilda, le nostre due bimbe, che condividono con noi le esperienze: Nicoletta ha avuto le sue prime coliche al teatro civico di Sassari! Con loro giochiamo, leggiamo storie la notte e condividiamo la nostra filosofia di vita.
La tua è la vita che tutti vorrebbero: quale è il segreto?
Forse la risposta potrebbe fornirla il mio nerd che non parla, non s’affatica e non dice parolacce: tutto può essere semplice ed altrettanto semplicemente può essere risolto ogni problema: lui lo fa in maniera stravagante, ma sempre con il sorriso!
