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Pesante verdetto del giudice sportivo: per i rossoneri sanzione di 15.000€ per i cori nei confronti dei rossoblù ‘Provocazione’ di Nicola Riva: “Chiamateci Costa Smeraldini”
MILANO – Forse per frustrazione visto il risultato, forse per il loro divertimento alquanto di dubbio gusto nel pronunciarlo, il tormentone “Tornerete in Serie Bee” intonato dai tifosi milanisti in occasione del pareggio contro il Cagliari che imponeva il pareggio costa caro alla società rossonera. Ieri sera il giudice sportivo ha emesso il proprio verdetto, comminando una pesante sanzione pecuniaria al club campione della Supercoppa Italiana, ma non solo per le “previsioni” succitate, anche per la responsabilità oggettiva del ritardo dell’inizio dei due tempi. Al disgustoso coro dei rossoneri è anche seguita la replica di Nicola Riva, figlio del compianto Gigi, che paragona i cori pronunciati sabato con il passato, quando suo “ci chiamavano pastori e banditi”, aggiungendo che si rende “conto di quanto sia basso il livello di certe tifoserie organizzate, i tifosi del Milan hanno trascorso l’intera partita a cantare contro l’Inter e il Bee verso di noi”.
IL VERDETTO. Gerardo Mastrandrea, giudice incaricato, ha comminato quindi una sanzione pecuniaria pari a €15.000 “per avere, suoi sostenitori, nel corso della gara, intonato un coro becero di scherno nei confronti dei sostenitori della squadra avversaria; sanzione attenuata ex art. 29, comma 1 lett. b) CGS; nonché a titolo di responsabilità oggettiva, per avere ingiustificatamente ritardato l’inizio del primo tempo e del secondo tempo di circa tre minuti”.
INSULTI SENZA SENSO. Continuando, spiega che le frasi lanciate sabato sono inutili “perché ogni singolo giocatore del Cagliari che scende in campo gioca rappresentando un popolo e la sua storia, identità, cultura con grandissimo orgoglio e fierezza.”. Un vero e proprio insegnamento, cui risponde con qualche ‘consiglio’, seppur da intendere come una provocazione: “Se volete davvero farci del male, non chiamateci pastori, ma costa smeraldini. Ecco magari potreste ottenere un risultato differente”.
RIVA RISPONDE. Dall’essere chiamati pastori e banditi, per i sardi, si è passati a essere praticamente “destinati al gregge”. Poco di nuovo, come ha sottolineato Nicola Riva, rispetto all’epoca di Rombo di Tuono. A differenza di allora, però, non c’erano i social come oggi. Social con cui Riva jr. si è espresso, diretto ai tifosi: “Cari pseudo-tifosi, noi di tutto quello che voi ci cantate, ne andiamo fieri, se ci gridate certe frasi non fate altro che caricarci ancora di più come tifosi, ma anche e soprattutto come squadra che va in campo”
NICOLA RIVA HA CHIARITO. Il dirigente del Cagliari Calcio, figlio di Gigi Riva successivamente ha precisato: “Io amo tutta la Sardegna da nord a centro a sud . Il mio post di ieri, forse interpretato male o scritto male, era solamente una provocazione. Per dire che se ci chiamano pastori o simulano il beato delle pecore, oggi così come allora, è sempre stato un motivo di orgoglio e carica emotiva e agonistica per noi sardi dai giocatori ai tifosi del Cagliari. Il discorso “Costa Smeralda” non era assolutamente discriminatorio verso nessuno. Ma una provocazione per tutte quelle persone che possono pensare che la Sardegna sia solo belle spiagge, bel mare, Porto Cervo o Porto Rotondo”.
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