
Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando Enrico Piaggio trasferì i suoi stabilimenti a Pontedera perché più lontani dalla zona di fuoco, si mise a punto un modello di scooter che non entrò mai in commercio ma che gettò le basi per la nascita di quello che sarebbe diventato uno dei motocicli più amati d’Italia, la Vespa
Si trattava della Piaggio Paperino o MP5 Paperino (“Moto Piaggio 5”) che vantava già delle tecniche innovative come la carenatura, la semplicità di guida e poggiapiedi in gomma. Tuttavia non entrò in commercio per la presenza del tunnel centrale che lo rendeva simile a tutte le altre motociclette. Serviva un’idea innovativa che, al termine della guerra, potesse risollevare la produzione e l’economia.

Piaggio affida il progetto all’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio, progettista geniale e creativo che decide di portare avanti il concetto di praticità e unicità. Il motore è coperto dalla carena, la frizione è sul manubrio per non sporcare i vestiti, l’accesso è semplice con qualsiasi tipo di vestito, la linea è accattivante.
Enrico Piaggio sentendone il motore esclama: “Sembra una Vespa!”. Così nasce un nome, uno scooter che avrebbe portato nel mondo il riscatto sociale di una generazione che veniva fuori da una guerra massacrante e che aveva voglia di distinguersi, vivere, divertirsi, riprendersi quella gioventù che era stata rubata a caro prezzo. Era l’aprile del 1946.
Per la prima volta le donne vedono in quel mezzo di trasporto un modo per rendersi indipendenti. Acquistano consapevolezza e libertà nei movimenti.
Nel 1946 Piaggio immette sul mercato 2.484 scooter, che diventano 10.535 nel 1947. Nel 1948 l’azienda produce 19.822 mezzi. Il prezzo di 66.000 lire risulta alto e poco accessibile ma la possibilità di un pagamento a rate consente di ottenere risultati straordinari.

Le esigenze si diversificano. Piaggio è attento ad ogni sfumatura e, grazie ai suoi esperti in meccanica e design, fa progettare diversi modelli che entreranno nella storia. Nel 1951, con la Vespa Siluro (Torpedo) sigilla un record sul chilometro lanciato con un tempo di 21 secondi e 4 centesimi e una velocità media di 171,1 km/h. Con la Vespa “Six Days” conquista 9 medaglie d’oro.

Negli anni ’60, specialmente in Gran Bretagna, si conia il termine “mod” riferito a tutto ciò che è moderno, giovane, alla moda e si guarda con grande interesse allo scooter italiano simbolo della voglia di cambiamento e originalità.
Nel 1962 due studenti universitari spagnoli, Antonio Veciana e Santiago Guillem partono da Madrid con una Vespa 150 S e un sogno: il giro del mondo in 79 giorni. A spalleggiarli sarà proprio la Piaggio che fornisce loro ogni supporto. La Vespa, chiamata Dulcinea come la donna amata da Don Chisciotte, prima della partenza sosta a Cadaques. Salvador Dalì, vedendola, scrive sulla carena il nome della sua Musa ispiratrice, Gala e la firma con il suo tocco inconfondibile. Diventata un’opera d’arte in cammino, riuscirà a compiere davvero la sua impresa (a Roma i due ragazzi saranno ricevuti anche da Papa Giovanni XXIII) e ritornerà in Spagna il 12 ottobre, festa nazionale.

Dietro la Vespa esiste anche un grande lavoro pubblicitario fin dagli anni ’50, quando nasce il modo di dire “Vespizzatevi!” o quando, tra gli anni ’70 e ’80 si percorre lo stile ambientalista grazie anche ai tormentoni “Chi Vespa mangia le mele” o “Respira chi Vespa”. Lo scooter più colorato e glamour del mondo viene contrapposto alle grigie e anonime automobili che sono costrette a stare chiuse nei garage. Le auto come sardine. Quindi “sardomobili” secondo il grafico pubblicitario Gilberto Filippetti. Le sardomobili rubano tempo e aria, la Vespa invece respira e splende sotto il sole. Il richiamo alla natura, alla vita giovane e dinamica diventa il motivo di distinzione.
Grafici e stilisti lavorano a stretto contatto con il marchio Vespa spianando la strada per brand di abbigliamento e creazioni artistiche originali che riflettono sempre l’italianità di un modello che ha affrontato il tempo adattandosi come un camaleonte.
Vespa vive la sua esistenza come un personaggio pubblico. Amata, desiderata, fotografata, plasmata sulle mode del momento. Il cinema l’ha resa protagonista assoluta in “Vacanze romane“, spalla perfetta per la goffa eleganza di una regale Audrey Hepburn; “Poveri ma belli”, “La dolce vita”,”Scarface”, “Good Morning Vietnam”, “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, “American Pie”, “The day after tomorrow”, solo per citarne alcuni.
Celebrata anche nella musica soprattutto dai Lunapop con la “50 special” che invade di nostalgia i ricordi legati alla spensierata gioventù e da Vasco Rossi in “Bollicine” che cita proprio una delle pubblicità degli anni ’70.
La Vespa è ogni donna che ha percorso chilometri per affermare un’idea diversa e moderna di femminilità; è il gruppo di ragazzi che si incontra nei pomeriggi estivi all’ombra di un muretto; è il collezionista che la cura come un membro della famiglia; è il viaggiatore avventuroso che carica i suoi bagagli in bilico e parte con il cuore gonfio di libertà; è il primo timido bacio che rimarrà stampato nella mente.
Sono passati 76 anni da quando la Vespa venne progettata. Decine di versioni e progetti che puntavano sempre allo stesso messaggio: creare un mezzo di trasporto dotato di anima che potesse identificarsi con ogni suo fruitore, soddisfarne le esigenze e percorrere più strada possibile accumulando chilometri di emozioni. Enrico Piaggio creò un sogno che divenne un Mito.