
La sassarese Fontana del Rosello è un pezzo unico.
Non esiste nella ricchissima dotazione architettonica italiana qualcosa di riconducibile alla secentesca costruzione di scuola genovese, che da quattro anni appartiene all’immaginario collettivo dell’antico borgo. La fonte del 1606 cambia volto dopo tanti secoli, in seguito ad un lavoro commissionato dalla municipalità locale ad alcuni sconosciuti e valenti marmisti liguri, dei quali non è stato tramandato il nome nei secoli.
L’opera costa un migliaio di scudi, come è riportato da un’antica carta. E’ certamente di gusto rinascimentale barocco, e di recente lo storico dell’arte Alessandro Ponzeletti – sulle pagine centrali della Nuova Sardegna – ha avanzato l’affascinante ipotesi che si trattasse di un’elaborazione del prussiano Cabinet di Pomerania: uno scrigno di legno, pietre dure e fusioni in metallo di elevata abilità artigianale. Quello che è certo è che – dopo secoli di file pazienti delle lavandaie, che dalle campagne vicine attingevano a quella fonte umile di pietra in mezzo ad una valle di verde e pietre – il sussulto di orgoglio dell’antico Comune rappresenti la volontà di acquistare una nuova dimensione. Negli stessi decenni nasce la prestigiosa Università di Sassari, e vengono eretti alcuni palazzi gentilizi a ridosso delle mura medioevali. L’antica fonte del Gurusele era di età romana. Questa generosa risorsa idrica alimentava l’acquedotto destinato all’antica città di Turris Libyssonis, che è l’attuale Porto Torres.
Una successiva rielaborazione cinquecentesca presenta dodici bocche bronzee, dette cantaros; ed un quadro della Chiesa di Santa Caterina – “L’Incoronazione della Vergine” del pittore gesuita Giovanni Bilevelt – ci mostra l’antica foggia dell’opera artistica. Il nuovo e pregevole blocco rappresenta allegoricamente il cadenzato scorrere delle stagioni, con le quattro erme, attribuite ad ognuna delle stagioni del calendario, agli angoli del corpo marmoreo. La Primavera è una fanciulla con la ghirlanda. L’Estate è una donna con un fascio di spighe. L’Autunno è un giovane Ercole con la pelle di leone. L’Inverno è un vecchio che dorme. Tre delle quattro statue sono state sostituite e fedelmente riprodotte nel 1828 da un abile scultore catanese. I moti anti feudali del 1795 avevano provocato alcune gravi ferite al monumento, poi salvaguardato dall’intervento del XIX secolo. L’unica statua superstite effigia la stagione estiva ed è ospitata tra le maestose mura del Palazzo Ducale.
La struttura dell’antica Fonte di Gurusele è molto ricca. Sui due parallelepipedi sovrapposti ci sono le quattro torri merlate, che rappresentano degnamente la città di Sassari. Il complesso marmoreo evidenzia anche due stemmi aragonesi. Sulla sommità della fontana, in un elegantissimo gioco di semi-archi incrociati, troneggia la statua di San Gavino a cavallo. Ai bordi della fontana vi è la statua bucolica, denominata “Giogli”: è una divinità fluviale, che in qualche modo protegge l’antica storia degli acquaioli, che riempivano di acqua sorgiva i barili e caricavano i poveri asini dell’oneroso basto, mentre le donne andavano in silenzioso pellegrinaggio per lavare i ruvidi panni della vita contadina. L’acqua zampilla dalle maschere leonine, ed è particolarmente apprezzabile la presenza dei delfini lapidei, che sono motivi esteticamente raffinati nella composizione della complessa opera.
Alla Fontana del Rosello si arriva con estrema facilità. Si percorre l’intero Corso della Trinità, e – svoltato l’angolo dopo una breve visita alla bella chiesa settecentesca – si giunge davanti ad un ampio cancello, che intoduce ad una strada di ciottoli. Oggi il panorama è soffocato dalle case e dai nuovi quartieri con i palazzi alti ed i complessi commerciali, e la valle è solcata dal grande Ponte di Rosello costruito in età fascista nel 1934 ed ancora sorprendentemente dotato di fasci littori tra le balaustre, che collega l’antico centro storico con il popolare quartiere del Monte Rosello. Il ponte – che presenta ancora due campane utilizzate negli anni infausti del coprifuoco – è tristemente famoso nell’immaginario collettivo per l’alto numero di suicidi consumato negli ultimi decenni. Nonostante i vincoli della Sovrintendenza, di recente la Giunta si è pronunciata per la risoluzione del drammatico problema.
Da quattro secoli la Fontana del Rosello e la sua valle sono il simbolo della città, ancora più del Duomo e della Cupola di Santa Maria, e come la Discesa dei Candelieri del 14 agosto. In questo antico rito di acqua e lavoro dei campi – oggi diventato itinerario turistico – ancora si conserva lo spirito di un popolo, che non riesce a seppellire le sue radici tra le spire del nuovo mondo.
Gian Bernardo Piroddi
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