Sassari, gli anni Ottanta e il rock. Parte I: il Big Bang
Prima di parlare di musica rock negli anni ottanta, occorre spiegare cosa rappresentava questo periodo, specie per le giovani generazioni di allora, per cogliere le sensazioni in cui certi fenomeni avevano le loro radici
di Riccardo Frau
Intanto va detto che si usciva dal decennio degli anni di piombo, carico di tensioni e di scontri politici. Per fare un esempio locale, in quel periodo gli ultras di sinistra e di destra avevano tracciato dei taciti confini nel centro di Sassari: se i primi occupavano piazza d’Italia, sotto il monumento di Vittorio Emanuele II (da cui il nome di monumenteros), l’ultradestra aveva invece la sua zona di elezione in Via Roma, con sede al bar “Silvio”. Oltrepassare il limite di Via Bellieni, in un senso o nell’altro, equivaleva allo scontro fisico fra le opposte fazioni: “Ed eran botte, Dio che botte”, avrebbe detto Lucio Dalla in una sua nota canzone.
Negli anni ottanta, invece, il mood cambia completamente. E’ il momento della “Milano da bere”, come diceva lo slogan pubblicitario dell’Amaro Ramazzotti, ma soprattutto l’era del “riflusso”, in cui si mette da parte la politica e ci si concentra più sui piaceri della vita (si parlava di edonismo reaganiano, rilanciato da Quelli della Notte di Renzo Arbore). Il momento era particolarmente favorevole: si registrava, sul territorio, il più alto reddito medio pro-capite dell’intera Sardegna, superiore anche al capoluogo regionale, visto che al nord si concentrava la maggior parte delle attività produttive: un articolo su Repubblica del 1991 definiva Sassari “La più ricca delle città povere del sud o la più povera delle città ricche del centro nord”. Quasi incredibile, a rileggerlo oggi.
E, visto che il denaro girava, gli swinging eghties si ricordano in città anche per l’esplosione delle attività legate alla cultura e all’intrattenimento, con un’inedita ricchezza di eventi. Ce n’è per tutti i gusti: dalla classica (Gaslini), danza compresa (Carla Fracci, Rudolf Nureyev), al jazz (Sonny Rollins, Wayne Shorter, Ornette Coleman), al pop-rock (Spandau Ballet), per citarne solo una minima parte. La concentrazione di locali notturni raggiunge un livello mai visto prima, tanto che La Nuova Sardegna inizia a pubblicare una rubrica settimanale dedicata ai siti della movida (fra Sassari e hinterland se ne contavano fra i venti e i trenta). Dopo la pionieristica discoteca Pe-Bay degli anni ’70, ora il locale in è il Serra Nera (al civico via Milano 26).
La piazza, intanto, è il punto di ritrovo obbligato dei ragazzi, con tutto il campionario nazionale dell’epoca riprodotto su scala locale: rockers, punk, yuppies, metallari e paninari. A proposito di questi ultimi, anche a Sassari arrivano le prime paninoteche, ante globalizzazione, quasi come a San Babila: in piazza d’Italia, sul lato alto, sta il Kenny, con i suoi colori pastello rosa e celeste, con ingresso su via Manno ed un percorso interno che sfocia su Piazza d’Italia. In basso, vicino ai portici, si trova il Tilt, con gli arredi “urban” gialli e neri: una svolta glamour per la città, visto che fin lì i riti gastronomici giovanili, oltre alla intramontabile fainè, avevano conosciuto solo l’hamburger di Marini, sempre in piazza, o il “calzone” di Nando, in via Roma.
Questo meltin’ pot diviene così uno dei bacini del movimento rock cittadino e primo terreno fertile per la formazione dei gruppi. Il fenomeno era però ancora underground in senso stretto, visto che si provava molto nelle cantine del centro storico, ma si suonava poco dal vivo. Uno dei siti sotterranei, ad esempio, si trovava nei cunicoli di Via Maddalena, dove, con poca spesa, muovevano i primi passi una compagnia teatrale e alcuni pionieristici gruppi rock e jazz cittadini: scale che scendevano in profondità, acqua che colava dai muri, funghi che spuntavano dalle pareti e tracce elettriche bene in vista, contro ogni regola di prudenza. A pochi metri c’era comunque la gelateria di Flavio, con il suo cono a 50 lire a pallina, per tutte le tasche.
Dopo qualche concerto organizzato da gruppi studenteschi o in proprio dalle band, il punto di svolta arriva nel 1983, quando l’impresario Giovanni Leonardi fonda “La Luna Studio”, una sala d’incisione professionale, con il giovane fonico Alberto Erre al mixer, che per prima si dedica anche a produzioni rock (fino ad allora, il folk e il melodico la avevano fatta da padrone). Arrivano anche i primi dischi: “Il Diavolo in Cantina” dei Cento, “Presage” dei Metrò, “Pomeriggio metropolitano” dei Jab. Per stemperare le ansie delle sessioni di registrazione, Alberto Erre appende in sala una lavagnetta con una hit parade in versione isolana dei successi del momento: è qui che The girl is mine, di Paul McCartney, diventa un nuragico S’alveghe is mine, mentre All night Long, di Lionel Ritchie, diviene Ollolai no.
Sempre intorno agli studios si forma un team di gruppi con cui viene organizzata, con il patrocinio del Comune, la rassegna Musica Musica ’83 al Teatro Verdi: passo non da poco, visto che per la prima volta si sdoganava un evento rock nella “riserva di caccia” della lirica. La kermesse si ripeterà lungo tutti gli anni ottanta, attirando nel palinsesto anche i gruppi cagliaritani, mentre Sassari, quasi senza rendersene conto, stava diventando un polo di riferimento per tutta la Sardegna. Ecco i nomi dei gruppi partecipanti alle varie edizioni:
- 1983: Cento; Metrò; Jab; 4Jazz;
- 1985: Coro degli Angeli; Jab; Grup Calik; Start;
- 1986: Coro degli Angeli; Jab; Metrò; Tomato Ketchup; Ice; Tino Tracanna);
- 1987: Femme Publique, Jab, Joe Perrino & the Mellowtones.
Dal 1984 anche il Teatro Civico si aprirà a questo tipo di concerti, almeno fino al 1989, quando, ad un raduno di band metal, il pubblico devasta gli arredi. E con ciò, fine del rock in teatro.
Intanto, ai primi di gennaio 1985 le temperature vanno sottozero e arriva la prima grande neve dopo decenni; l’8 febbraio 1986 la scena si ripete, con un manto di 30 centimetri sulla città.
Un ruolo fondamentale nella scena musicale locale lo gioca anche il Buen Dia, circolo sito in via Sorso-Via Palmaera (poi divenuto Menestrello, dopo ancora Loft e oggi Le Iene), diretto da due musicisti, Pinuccio Murrai e Tore Mannu. Nel primi anni ‘80 è qui che si inizia ad organizzare concerti e jam session, guardando ai music club di Londra. Arrivano musicisti dalla Penisola e anche oltre, sia nel jazz (Roberto Gatto, Paolo Fresu, Antonello Salis, Nanà Vasconcelos, Hermeto Pascoal), che nel rock-blues (Roberto Ciotti, scoperto dal grande pubblico grazie al programma Mr. Fantasy di Carlo Massarini). Ma c’è spazio anche per le formazioni cittadine, prima con i gruppi di Musica Musica ’83, ma poi anche aprendo all’hard (con gli Start) e alla new wave (con i Weltanschauung).
Alcuni artisti di rilievo, per inciso, iniziano la loro carriera proprio qua: Paolo Fresu racconta nella sua biografia che decisivo fu l’incontro al Buen Dia, nel 1984, con il contrabbassista Furio Di Castri, ad un concerto di Rita Marcotulli. Così pure, nel 1985 l’allora giovanissimo regista Antonello Grimaldi gira un cortometraggio in questo circolo (con le scene in esterni alla Rotonda di Platamona), che è tuttora visibile su Youtube. In quell’anno arriva al Buen Dia anche Giulio Capiozzo, batterista degli Area di Demetrio Stratos, a tenere un corso ai giovani drummers sassaresi.
A proposito degli Area: pochi anni prima avevano suonato allo stadio della Torres, ma erano i tempi degli “autoriduttori”, che, con motivazioni più o meno politiche, non intendevano pagare il biglietto e il loro tentativo di sfondare i cancelli di ingresso aveva costretto le forze dell’ordine a intervenire sparando in aria. In quegli stessi anni, il movimento aveva fatto irruzione alla mostra del dolce al Padiglione dell’Artigianato, in via Tavolara, divorando le opere esposte. Gratis, s’intende.
In un solo biennio, quindi, da questi due fenomeni paralleli, festival Musica Musica e circolo Buen Dia, si innesca il Big Bang del rock non solo a Sassari, ma nella stessa Isola, visto che a breve si giungerà a rassegne più ambiziose, con una dimensione regionale. In piazza d’Italia appariranno i dark, i new romantic, la new wave. E soprattutto suoneranno allo stadio della Torres gli Spandau Ballet.
Ma questo lo vedremo nel prossimo episodio.