Tra i due candidati in campo per il centrosinistra alle Regionali in Sardegna l’atteso faccia a faccia non si è tenuto
Tra Renato Soru, appena fuoriuscito dal Pd, e Alessandra Todde, candidata ufficiale per la coalizione di 12 sigle a guida Pd-M5s, si è inscenato un botta e risposta a distanza di nemmeno un chilometro nelle strade del centro di Cagliari. L’appuntamento era inizialmente fissato in casa dell’ex governatore e fondatore di Tiscali: un incontro a due, riservato che, se non risolutivo, avrebbe potuto aprire a un confronto per una direzione comune. Poi la fuga di notizie e,appena un’ora prima del faccia a faccia, Soru convoca un incontro pubblico nella sala di un hotel del capoluogo, aperto alla stampa e in diretta streaming.
Ecco la sua replica integrale di Alessandra Todde dal suo profilo facebook:
Mi state scrivendo in centinaia su tutti i social. Mi dispiace, ma chiaramente non posso rispondere a tutte e tutti. Mi state giustamente chiedendo perché Renato Soru ha deciso a pochi minuti dal nostro incontro di stravolgere tutto, accusandomi di aver reso pubblico il nostro incontro. Falso, falsissimo.
Ho proposto nei giorni scorsi a Renato un incontro come gesto di apertura e di inizio di un dialogo per condurre un progetto comune, una battaglia comune per sconfiggere le destre e rilanciare la Sardegna.
Ho preso atto, abbiamo preso atto, della scelta non condivisa di spostare all’ultimo momento l’appuntamento trasformandolo in un dibattito pubblico e quindi sottraendosi,di fatto, al confronto diretto con me.
Conosco Renato da anni. Ci siamo sentiti tante volte e le affermazioni che ha fatto oggi a più riprese sono gravi. È giusto che i sardi conoscano la verità.
Ho incontrato Soru, dopo diversi anni dall’ultima volta, lo scorso febbraio a Nuoro, in occasione della presentazione del libro di Massimo Dadea, durante la quale ci siamo confrontati pubblicamente sui 5 anni della sua giunta. In quell’occasione gli ho spiegato chiaramente cosa secondo me non ha funzionato e quale fosse la mia visione di Sardegna.
A fine agosto mi ha chiesto lui un incontro, durante il quale, da vicepresidente del M5S, ho ribadito quale fosse la posizione del M5S al tavolo di coalizione. Non ho mai detto a Soru che il mio nome era già stato deciso mesi prima, che la coalizione non avrebbe mai fatto le primarie o che il mio nome sarebbe stato imposto da Roma. Mai.
Ho sempre parlato, e lo rivendico, di percorso partecipato, condiviso, di unità, di voglia di cambiamento, di rivoluzione, di scelte fatte in Sardegna. E così è stato.
Soru continua a ripetere che devo fare le primarie. Ma perché non spiega mai che tipo di percorso è stato fatto in questi mesi da tutte le forze al tavolo di coalizione? Di primarie si è parlato tanto e a lungo. E le forze politiche hanno deciso, anche al loro interno con tutti i passaggi democratici necessari, di intraprendere un percorso diverso dotandosi anche di criteri per l’individuazione di un profilo alto per guidare la coalizione.
Le primarie sono state bocciate dal tavolo a larghissima maggioranza, anche da alcune forze politiche che oggi lo stanno sostenendo.
Perchè Renato non dice mai che l’unico politico che si è presentato a Roma per discutere con la propria segreteria non sono io, ma è proprio lui? Perché Renato non dice mai che tutti i partiti al tavolo hanno deciso che fosse il momento di una donna a guida della coalizione indicando me come candidata? Perché non si analizza mai il fatto che abbandonare un tavolo quando non si condividono le conclusioni nate da un percorso democratico, è un insulto alla democrazia stessa?
Renato ha detto che io avrei reso pubblico il nostro incontro durante la mia intervista a DiMartedì. Potete riascoltarla. Non ho mai parlato di incontri.
Renato ha detto che non avevamo nulla da discutere tra noi. Perché, allora, non dirmelo subito invece di cercare di imporre un cambiamento dele condizioni poco prima dell’appuntamento?
Eppure risulta che in questi giorni Renato sia andato a discutere in ben altre case private.
Renato ha detto che mi sono sottratta al confronto pubblico con giornalisti e politici. No, caro Renato, io non mi sono presentata al tuo evento mediatico evidentemente organizzato da giorni (con tanto di cavalierini col nostro nome sul tavolo, slides e proiettori) perché i confronti/scontri pubblici si fanno con gli avversari. E nonostante tutto ciò che sta accadendo, io non ti considero come tale. Eri, sei, resti una risorsa importante per tutto il centrosinistra, sempre che tu lo voglia.
Quando ho detto che il mio obiettivo era riportare a casa chi è uscito, non mi sono di certo permessa di dare patenti di progressismo a nessuno. Come mai, a differenza di altri, ho dato patenti di sardità. Ho solo ribadito che le divisioni ci fanno male e favoriscono la destra che in questi giorni sta brindando, mentre ai cittadini sbalorditi offriamo questo spettacolo.
Renato ha anche detto che io avrei distrutto un partito e una coalizione. Quale partito? Quale coalizione? La nostra? Non mi sembra. Cresce ogni giorno e l’entusiasmo è altissimo e si respira tra le persone. O la sua? In questo caso mi dispiace che si senta sotto attacco, ma sappia che ho a cuore solo una cosa: il benessere dei miei concittadini e di tutti i sardi. Le beghe interne di partito preferisco lasciarle ai partiti.
Renato dice che sono una donna incompetente? Per me parlano numeri e fatti, ma sono abituata a uomini che guardano le donne dall’alto verso il basso, e continuo a testa alta per la mia strada come ho sempre fatto.
Sapete però che cosa mi ha colpito molto? Renato Soru non parla mai di centrodestra. Non parla mai di quelli che dovrebbe vedere come i veri avversari. Non parla mai di questa giunta che ha sta lasciando il deserto dietro di sé e che ha tradito la Sardegna. Insiste invece ad attaccare me, mentre continuo a tendergli la mano. Perché?
Noi rimaniamo disponibili, come lo eravamo oggi oggi e come sempre abbiamo ribadito in questi giorni, a ricostituire un dialogo con la delicatezza necessaria all’interesse collettivo. Le prove muscolari che scelgono strade conflittuali e di chiusura non servono ai sardi tantomeno alla Sardegna.
Hai ragione Renato, le fortezze vengono sempre espugnate, ma chi si sta rinchiudendo dentro una roccaforte non sono certo io. In questi giorni giro la Sardegna e mi confronto quotidianamente con le persone. Chi si rinchiude è invece chi continua a voler fare emergere l’io, mentre il noi dovrebbe essere la sua priorità. Così il dialogo diventa difficile se non addirittura impossibile.
Questo è il momento dei tanti, non dei pochi. Questo è il momento della Sardegna e dell’unione di tutti i sardi, non quello di un solo sardo o di una sola sarda. Pensaci.
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