Sassari – Scarlatti Project alla V edizione del Festival Note Senza Tempo


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L’Anglona, Nulvi, sos Candhaleris, una lunga storia di fede. Anche a Nulvi i Candelieri raccontano una fede antica e profonda; anche qui la Vergine avrebbe liberato il paese da una terribile pestilenza
E da allora è voto. Da allora ogni 14 agosto, ricalcando il rito pisano dell’offerta dei ceri alla Madonna di mezz’agosto, tre enormi Candelieri vengono portati in processione per le vie del paese.
Rappresentano le antiche maestranze, la fatica del lavoro e l’onore di guadagnarsi il pane col sudore, lo stesso che imperlerà le fronti dei loro portatori, non solo perché è estate, ma perché si dividono 8 quintali di peso. Per sollevarli servono forti spalle di 16 portatori per ciascuno; per governarne l’instabilità dovuta ai loro 9 metri di altezza servono corde e braccia.
A rendere lo spettacolo più suggestivo ci si mettono le strette vie del centro storico; è proprio tra i vicoli infatti che gli enormi ceri verranno sollevati e persino fatti sdraiare.


A raccontarci dettagli e aneddoti è Giovanni Gavino Fois, nulvese e autore di I tre simboli di Nulvi – Il fascino della tradizione; dai racconti di sua nonna Vittoria apprende che Bainzu, suo trisnonno, tutti gli anni ricostruisse i Candelieri. È così che ricerca dopo ricerca, antiche tessere ricompongono il mosaico della storia: Martino Pisanu, Bainzu e Francesco Mara, sono gli ultimi maestri dei Candelieri, coloro che fino al 1959, mantenendo fede alla tradizione imposta dagli Statuti, ogni anno ne ricostruivano le facciate.
Ma andiamo per ordine: come si arriva da Pisa a Nulvi?
La tradizione arriva in Sardegna con i pisani e si è mantenuta viva fino ad oggi a Nulvi, Sassari, Ploaghe e Iglesias con l’uniformità che gli Statuti imponevano ai ceri. Attraverso gli Statuti, i pisani normavano la vita quotidiana della popolazione in ogni suo aspetto, persino quello religioso.
In una Pisa nel XIII secolo, tra maggio e giugno i maestri ceraioli, su iniziativa dello stesso Comune, venivano contattati dall’operaio della Primaziale per dar inizio alla costruzione dei ceri. Al suono di una campana, il 14 agosto le opere confluivano in Piazza dei Miracoli e facevano il loro ingresso in Duomo. L’anno successivo venivano ricostruiti con cera vergine.
Il tuo libro racconta la storia dei Candelieri di Nulvi a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento: cosa è cambiato oggi?
La presa di posizione dei nulvesi contro gli spagnoli – che volevano imporre loro modalità a Sa Essida – ha preservato buona parte del rito originale, compresa la prescrizione sancita dagli Statuti della precisa forma a tabernacolo dei Candelieri, unica sopravvissuta tra quelli di Sardegna. In un momento non ben definito la cera, forse a causa del suo costo elevato, fu sostituita dalla cartapesta. Il Candeliere a fine cerimonia veniva smembrato e le sue componenti suddivise fra i portatori e i fedeli. Ma anche questa tradizione ebbe la sua evoluzione: fino al 1977 furono portati in processione gli ultimi Candelieri realizzati dal maestro Francesco Mara nel ’59. Quelle che i maestri ricostruivano tutti gli anni erano le facciate dei ceri e le loro decorazioni, ma nel ’78, così come nel 2005, fu necessario intervenire anche sulle loro strutture portanti. Oggi la tradizione del suddividere il Candeliere dopo la festa e ricostruirlo è rimasta viva attraverso la distribuzione – e successiva ricostruzione – delle rose di carta crespa che lo decorano.


Un rito ben definito in ogni suo momento quello nulvese…
È così. I primi di agosto ogni Candeliere viene colcadu e spolverato, gli vengono cambiate le rose e ripristinate le 52 bandierine, tutte ex voto. Nel pomeriggio del 14 si portano fuori dalla chiesa di San Filippo i tre fusi e a seguire i tre tabernacoli dei ceri; verranno riassemblati nel Corso attraverso un sistema ad incastro; poi, per garantirne la stabilità, uno specifico addetto ne legherà le parti con corde. Per ultime verranno posizionate le stanghe.
Dopo la benedizione impartita dal Parroco, con la faccia sempre rivolta verso la chiesa dell’Assunta, partiranno in processione. Al culmine di una salita estenuante faranno una prima sosta in Cunventu e subra per poi iniziare la discesa in Sa Falada de sos Candhaleris. Per via Delitala passeranno in posizione orizzontale, poi verranno portati fino alla fine del paese, a S’Ammassu, per un’altra pausa. Con grande difficoltà dovuta al fatto che stavolta sono assemblati, quindi di enormi dimensioni, entreranno nella chiesa dell’Assunta. Qui, in un silenzio irreale, inizierà il rito dell’Intronizzazione: i 12 apostoli, impersonati da 12 confratelli della Confraternita di Santa Croce, deporranno la Vergine Dormiente davanti ai ceri; il silenzio verrà rotto dal suono di una campanella e dall’Ave Maris Stella, il canto in latino dei confratelli. Il giorno di Ferragosto, la Vergine Dormiente verrà portata in processione; al rientro nella chiesa dell’Assunta avrà inizio il rito de s’Apostuladu. Negli 8 giorni a seguire i Candelieri e il simulacro della Vergine saranno meta della devozione nulvese; il 23 i Candelieri faranno ritorno nella chiesa di San Filippo, i tabernacoli verranno separati dai fusi in attesa di un nuovo agosto.
Nulvi: raccoglimento in preghiera nella penombra delle chiese e sudore nella luce abbacinante tra i vicoli; forza di braccia e ritmi scanditi da voci; canti sacri e silenzi rotti da rintocchi di campana. Pezzi diversi di un enorme puzzle quelli che compongono un rito antico fatto di onore e devozione, gioia di festa e lacrime di commozione. Sa Essìda de sos Candhaleris: in primo piano il ritratto della Nulvi di oggi. Sullo sfondo: la storia.