Cronaca di un nuovo ingresso in carcere
Dr. Antonio Unida
Garante territoriale dei Diritti delle Persone private della Libertà personale
Sapete cosa succede quando un nuovo detenuto arriva in carcere? Antonio Unida ci racconta le tappe di questo minuzioso processo di spoliazione dove a dilatarsi è solo il tempo
Eccomi al consueto oramai appuntamento con tutti voi, oggi desidero evidenziare alcune dinamiche, un “rituale” che si perpetuano, ogni qualvolta vi è un nuovo ingresso, nella Struttura penitenziaria di Bancali, usando il termine tecnico, un nuovo giunto.
Ma cosa è veramente un carcere, al di là della forma architettonica che assume la privazione della libertà? È un lungo e minuzioso processo di spoliazione dal primo ingresso fino al momento dell’uscita, se mai vi sarà.
Il “benvenuto” te lo danno subito il freddo-umido o il caldo-torrido del cellulare (che non è certamente il telefonino eh!), poi quel rumore metallico assordante delle porte blindate, di cui non ti libererai più, poi proseguiamo per tappe, la prima è verso l’ufficio matricola, dove vieni letteralmente spogliato e perquisito fin dentro il buco del culo, sì, scusatemi, ma qui non esistono mezzi termini, d’altronde è uno dei migliori ripostigli per piccoli, ma ricercati generi stupefacenti, ovviamente si è salvi dalla promiscuità, gli uomini perquisiscono gli uomini e le donne le donne, vero è che certamente non è un buon inizio.
Bene, ok, dopodiché ci si può rivestire, ma non completamente perché lacci delle scarpe, eventuale cravatta, collane, bracciali, oggetti di qualche valore, restano lì, nell’ufficio matricola, insieme ai tuoi documenti e soldi, se ne avevi con te, li rivedrai se e quando uscirai.
In carcere si entra quanto più possibile nudi, spoliazione fisica e psicologica vanno a braccetto.
Si prosegue…declinazione delle proprie generalità, si lasciano le proprie impronte, passando per una visita medica e un colloquio psicologico di primo ingresso, se si hanno segni di violenza sul proprio corpo, si refertano subito, così che nessuno ne chieda conto poi al personale penitenziario. Inizialmente si viene posti in una cella cosiddetta “liscia”(una cella totalmente priva di strumenti cui appendersi o con cui tagliarsi) controllati da un agente. Le prime 48 ore sono devastanti.
Infine, arrivi presso la tua sezione, la tua cella…il tuo definitivo confino. Li trovi il comitato di accoglienza, il tuo o tuoi compagni di cella, i loro corpi, volti, odori. Lì troverai la tua branda, e uno stipetto dove riporre le poche cose che hai potuto portare con te.
Quando la cella si chiude, questa è la “tua nuova famiglia”,che non tarderà a farti conoscere le regole della tua nuova casa: quando si mangia, i turni per lavare per terra, cucinare, pulire i piatti e…il water, che non è molto distante dal tavolo dove si mangia eh.
Generalmente con il nuovo Ordinamento Penitenziario, si può capitare in una sorveglianza chiamata dinamica, cioè durante il giorno le celle della sezione sono aperte e ci si può sgranchire le gambe nel corridoio, senza aspettare la cosiddetta ora d’aria, altrimenti stai buttato sul letto a consumare un tempo che ti sembrerà infinito, in attesa di quell’ora, che altro non è che un cortile di cemento, circondato dal cemento.
Tutto si rimpicciolisce, tutto si spersonalizza, tutto ritorna ad una specie di infanzia primordiale, già proprio così, il carcere è il luogo dove si viene spogliati, letteralmente messi a nudo, come un neonato, spogliato della propria autonomia e della propria responsabilità.
A rafforzare quello che ho appena scritto intervengono poi certi termini, che nel primo periodo mi colpirono profondamente, ma oramai fanno parte del lessico carcerario: per interloquire con la direzione, persino con il sottoscritto, la Persona detenuta deve fare una domandina, già avete letto bene; domandina, non domanda…la Persona detenuta addetta alla spesa, è lo spesino, colui che fa le pulizie viene chiamato scopino, ci rendiamo conto si?
Ci rendiamo conto del vocabolario? In questo luogo tutto viene minimizzato, tutto viene ridotto, beffardamente ridotto, tranne il tempo.