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Andrea Arru: wonder boy
Dalle passerelle con Armani e Ferré al successo con “Glassboy” vincitore come miglior film per il Giffoni Film Festival, Andrea Arru è tra i protagonisti nella fiction di Canale 5 “Buongiorno Mamma”
Foto: Leonardo Quinzio
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Avere 13 anni.
Avere 13 anni ed essere candidato nei migliori concorsi cinematografici nazionali. Andrea è un ragazzo come gli altri, vitale, appassionato e molto talentuoso. Dalle sue parole traspare la genuinità della sua età, la voglia di continuare a studiare e perfezionarsi ma anche la necessità di vivere a pieno la sua adolescenza.
La sua storia nasce per caso, nella sua casa di Ploaghe. Su iniziativa della famiglia approda sulle passerelle junior di Armani e Ferrè ma ben presto trova nella recitazione la sua vera vocazione e, tra un viaggio e l’altro, inizia a calpestare set sempre più importanti.
I cortometraggi ben presto diventano lungometraggi e dopo le riprese di “Calibro 9” di Toni d’Angelo con Marco Bocci, Michele Placido, Alessio Boni e Barbara Bouchet, arriva l’esordio da protagonista con il pluripremiato “Glassboy” di Samuele Rossi.
Andrea veste i panni di un bambino di 11 anni, Pino Gambassi, limitato nel vivere la vita tipica dei suoi coetanei a causa dell’emofilia di cui soffre. Dalla sicurezza della sua casa e con la complicità di un gruppo di amici, inizierà la scoperta del mondo esterno. Ruolo complesso quello del protagonista, che Andrea veste con grande umiltà e determinazione.
Lavorare con grandi nomi non lo ha intimidito e anzi, dopo un primo incontro caratterizzato da un obbligato timore reverenziale, si è sentito accolto e supportato anche dai volti più noti. Uno fra tutti quello di Loretta Goggi che interpreta la nonna dispotica di Pino. “Glassboy”, basato sul libro “Il bambino di vetro” di Fabrizio Silei, è stato acclamato più che positivamente dalla critica: premiato al Tallin Black Nights Film Festival in Estonia come miglior film europeo per ragazzi, in Venezuela dal Children’s Audiovisual Festival (Ficaij) – il più importante in Sudamerica in riferimento al cinema per ragazzi – come miglior lungometraggio nella categoria Over 8, in concorso di recente per il David di Donatello e per il Globo d’oro 2021 (premio dell’Associazione Stampa Estera in Italia) è stato anche premiato come miglior film dal Giffoni Film Festival. Nonostante le limitazioni causate dall’emergenza Covid19 che hanno frenato i tipici eventi mondani, Andrea è estremamente felice dell’esperienza e dei risultati ottenuti.
Il giovane attore ora si divide tra lo studio, i set e gli amici, senza tralasciare le passioni sportive. È già impegnato in nuovi progetti cinematografici e lo stiamo vedendo in queste settimane in una fiction di Canale 5 “Buongiorno Mamma” dove interpreterà il ruolo del protagonista Guido (Roul Bova), da piccolo. Ma non solo: in questi mesi sta vestendo i panni di uno dei protagonisti di “Storia di una famiglia per bene”, racconto in otto puntate, sempre per Mediaset. Diretta da Stefano Reali e ispirata all’omonimo romanzo di Simona Ventrella, la fiction trasporta Andrea nella Puglia degli anni ‘80, mettendogli davanti nuove e importanti sfide. Tanti viaggi e nuove esperienze fanno quindi da contorno alla tipica vita di un adolescente fatta di amici, scuola, passioni e il grande affetto dei genitori che prontamente lo supportano in ogni attività. Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscerlo meglio e per capire come sta affrontando questo periodo di limitazioni ma anche di tante soddisfazioni.
Come sei arrivato nel mondo delle sfilate e poi della recitazione? È stata una tua richiesta o una proposta dall’esterno?
Ho iniziato da piccolino, a circa sei anni, entrando nel mondo della moda e facendo diverse sfilate. È grazie alla proposta e all’interessamento di mia zia che, un po’ per gioco, ci ha suggerito di contattare un’agenzia di moda. Il gioco è diventato realtà quando mi hanno preso e ho iniziato davvero a fare shooting fotografici (Oliviero Toscani e Original Marines, ndr.) e sfilate. Poi però, verso l’età di otto anni non mi divertivo più così tanto. Mi hanno chiamato per fare la comparsa in un film, ho accettato e ho scoperto un altro mondo. Ho realizzato che questa realtà mi piaceva molto di più. Ho iniziato con piccole comparse fino ad arrivare a ruoli più importanti in cortometraggi, per poi passare ai lungometraggi.
Quindi è stato proprio un caso, non hai mai fatto, per esempio, corsi di teatro a scuola?
Esatto, tutto per caso! Mai fatto nessun corso. Ho iniziato dopo studiando dizione con Roberto Fara, poi recitazione cinematografica e dizione con Maurizio Pulina e infine recitazione teatrale con Laura Calvia e Daniele Coni (Compagnia teatrale Bobò Scianel, ndr.).
La tua vita è cambiata di colpo, hai iniziato a viaggiare, giusto?
Sì sì, ho iniziato a viaggiare, a fare nuove esperienze e tante nuove conoscenze. Molto bello!
Quanto è cambiata la tua vita negli ultimi anni? Senti che la tua routine sia diversa da quella dei tuoi amici?
La routine è diversa perché ormai gran parte del mio tempo è occupato dalla recitazione, e penso sia giusto così. Per il resto sono una persona normalissima: ho tantissimi hobby e tantissimi amici con cui esco ogni fine settimana. Faccio la vita di un ragazzino della mia età. Il mondo del cinema non limita così tanto la mia vita anche perché c’è la scuola che riempie una grande fetta delle mie giornate. Non posso assolutamente assentarmi troppo o tralasciare lo studio. Trascorro molto tempo a casa anche io.
Cosa ti piace fare, che hobby hai?
Oltre a uscire con gli amici, gioco a calcio, mi piace nuotare – lo faccio fin da quando ero piccolo – e in generale mi piacciono tutti gli sport, la palestra e amo andare in skate. Ho avuto un po’ tutti i mezzi: oltre lo skate anche il monopattino e la bicicletta. Ho provato anche l’apnea, la subacquea e il windsurf.
Cosa ti è mancato di più durante il periodo del lockdown?
Il lockdown ha bloccato il cinema. “Glassboy” è uscito subito dopo ma i cinema erano chiusi quindi è stato un po’ diverso dal solito. Ho perso tantissime occasioni come, per esempio, il red carpet e le interviste. Ma soprattutto ho perso l’opportunità di vedere il mio film premiato dal vivo. Mi è dispiaciuto moltissimo non essere presente e godere di quei momenti indimenticabili di persona, anche se spero ce ne saranno di altri. Purtroppo il lockdown ha penalizzato tantissimo il cinema, il teatro e lo sport.
Parlaci un po’ della scuola. Sei in terza media, giusto? Farai l’esame quest’anno…
Sì, sono in terza media e ho l’esame quindi non posso assolutamente trascurare lo studio, soprattutto perché dovrò ripartire fra poco. Avrò da preparare la tesina e studiare per il test INVALSI. Ho tantissimo da fare insomma! Durante gli spostamenti più lunghi infatti continuerò a studiare con un insegnante privato.
E dopo che farai, che scuola hai scelto?
Andrò al Liceo Scientifico a Sassari, con indirizzo sportivo in modo da continuare anche ad allenarmi oltre che a studiare.
Sarà una bellissima esperienza e sarà anche un modo per creare nuovi legami con la Sardegna anche se dovrai viaggiare tanto in futuro, giusto?
Sì, ho già pianificato un trasferimento futuro, probabilmente a Roma. Sarà più facile per il mio lavoro, ma c’è ancora tanto tempo prima di quel momento. Mi godrò gli anni del liceo intanto.
Come stai vivendo il successo di “Glassboy”, i tanti premi ricevuti e l’attenzione che vi è stata rivolta? Te l’aspettavi?
Me l’aspettavo ma solo in parte: sapevo che si trattava di una produzione molto importante. Non la sto vivendo benissimo ora, solo perché non posso essere con gli altri attori a godere dei risultati! Sono però davvero contento di quello che abbiamo fatto e dei premi che stiamo ricevendo.
Cosa ti porti dietro da questa esperienza?
Mi porto dietro tutto quello che ho vissuto: ho imparato tanto e ho avuto modo di conoscere e relazionarmi con attori importanti come Loretta Goggi, una persona fantastica. Mi porto dietro quell’unione tra professionalità e divertimento che ha caratterizzato tutte le riprese. Molti attori erano bambini ed era necessario unire un po’ di gioco. Ma questo serve anche nei set degli adulti in realtà!
Eravate tutti coetanei?
Più o meno sì. Eravamo un gruppo dai 9 ai 14 anni circa.
Finora con chi ti sei trovato meglio sul set, anche prima di “Glassboy”?
Come registi sicuramente Tony d’Angelo e Samuele Rossi. Tra gli attori ho trovato davvero bravi Alessio Boni e Loretta Goggi, una vera fonte d’ispirazione da tutti i punti di vista. Anche se sono dei personaggi famosi, e che potrebbero sembrare inarrivabili, in realtà sono davvero gentili, disponibili, simpatici e umili. Mi hanno insegnato tanto.
«…Ho iniziato dopo studiando dizione con Roberto Fara, poi recitazione cinematografica e dizione con Maurizio Pulina e infine recitazione teatrale con Laura Calvia e Daniele Coni »
C’è un attore in particolare a cui ti ispiri, con cui vorresti lavorare?
Un grandissimo sogno sarebbe lavorare con Roberto Benigni. Ci sono arrivato davvero molto vicino con i provini per “Pinocchio”. Penso che sia una persona davvero fantastica. Ho visto tantissime sue interviste e lo ammiro molto.
Noi ti facciamo un grandissimo in bocca al lupo e siamo certi che tu abbia le carte giuste per poter aspirare anche a questo.
Grazie mille!
« Un grandissimo sogno sarebbe lavorare con Roberto Benigni. Ci sono arrivato davvero molto vicino con i provini per “Pinocchio”. »
Che sensazione hai provato la prima volta che sei entrato in un set?
Sono entrato nel primo set importante per il mio primo cortometraggio, un horror (“Resurrection – The Last Chapter“ di Alfredo Moreno, ndr..). È stato molto emozionante per via dei tantissimi macchinari, il “trucco e parrucco”, mi hanno anche messo le lenti a contatto! Pensa che mi svegliavo alle cinque del mattino e finivo alle dieci di sera, ma ero carichissimo e non sentivo la stanchezza perché era un’esperienza tutta nuova. Entrare in un mondo così è stato davvero fantastico.
Che legame hai con la Sardegna? Cosa ti fa sentire orgoglioso di essere sardo?
Ovviamente la famiglia e i miei amici mi tengono fortemente legato alla mia Isola. È una terra bellissima e noi sardi abbiamo tantissime qualità che permettono di farci apprezzare da chiunque. Ogni volta che vado su un set e dico di essere sardo, mi dicono che non si sente e un po’ mi dispiace. Purtroppo devo superare il “vincolo dell’accento” per via delle esigenze del cinema. Mi piacerebbe essere riconosciuto come sardo e sono attaccatissimo alla Sardegna, ma mi rendo conto che è incompatibile con il lavoro che faccio.
Cosa potresti suggerire ai ragazzi chi vorrebbero seguire la tua strada?
Sicuramente di non mollare anche se non si ha una partenza “esplosiva”, così come non l’ho avuta io. Non si inizia mai con un grande film o una fiction importante. Ci vuole tempo e molto studio. Bisogna essere umili, partire dalle basi e tenere duro. Le occasioni arrivano ma ci vogliono anni. È molto difficile partire da un film come protagonista!
Vuoi raccontarci qualche aneddoto, qualcosa di particolare che è successo su un set?
Una cosa divertente è successa in “Glassboy”. Non avevamo controfigure per correre in bici e durante una ripresa io e Mavi (Rosa Barbolini, ndr.) abbiamo fatto una bella caduta. Sono riusciti a recuperare qualche pezzo “buono” delle riprese ma abbiamo preso una bella botta, lei più di me. In quel momento ci siamo guardati e, nonostante il dolore, siamo scoppiati a ridere!