HOLLYWOOD PARTY per Roberto Tola
di Laura Fois
Con l’album “Bein’ Green” per il musicista sassarese Roberto Tola è ribalta internazionale
<< Vivo vicino al mare, certe mattine faccio colazione sulla spiaggia, ed è proprio lì che è nato Sunny Morning…>>
Dalla spiaggia dell’Eden Beach, a Platamona, al red carpet di Hollywood. Ci sono voluti trent’anni di carriera e quella giusta ispirazione che a volte solo il mare ti infonde. Chiedetelo ai sardi di successo. Noi l’abbiamo domandato a Roberto Tola, chitarrista e compositore sassarese, o meglio “musicista totale”, come ama descriversi. intervistato in procinto di partire negli Stati Uniti per gli Hollywood Music Awards 2017 – per i quali era in nomination nella categoria jazz – al suo ritorno a casa fu incetta di premi con l’album di esordio Bein’ Green.
Roberto, quanti cambiamenti! Come ti senti?
Come se fossi dentro uno tsunami! Sinceramente all’inizio ero un po’ spaventato e confuso, poi divertito e cosciente del valore di tutto quello che ho fatto e composto in questi anni. La risposta l’ho avuta da tutti quelli che hanno trovato il disco godibile per intero, tanto che poi viene voglia di riascoltarlo. Forse deriva dal fatto che avendolo composto in un ampio lasso di tempo non si ritrovano melodie comuni, ma un’assoluta e sincera autenticità dei temi. In fretta e furia ho fatto contratto e brochure. Il disco è uscito a maggio e in poche setimane era già nelle classifiche americane. Da lì sono arrivati in ordine: la medaglia d’argento al Global Music Awards come Miglior Album Jazz nel 2017; la nomination all’Hollywood Music Awards; il premio come Miglior Album e come Miglior Canzone dell’Akademia Music Awards; il riconoscimento come Migliore Artista Jazz e come Miglior Canzone per la Radio Music Awards. Appena rientrato da Los Angeles, ho avuto un’altra gratificazione. L’Indie Music Channel Awards mi ha conferito due premi, uno come miglior artista Jazz dell’anno, ed uno per il Miglior Brano Jazz dell’anno con il single Sunny Morning. Il 22 Aprile quindi sarò ancora sul red carpet agli Hollywood Music Awards per ritirare i premi.
Un disco lungo trent’anni…
Eh sì! In Bein’ Green ci sono trent’anni di carriera. Un esordio discografico che vanta collaborazioni con firme del jazz del calibro di Bob Mintzer, Najee, Bill McGee, Bill Shape, Tim Collins, Jill Saward. In particolare l’incontro con quest’ultima mi ha cambiato la vita dandomi l’opportunità di suonare nella sua band e contribuendo alla realizzazione di un brano.
Penso ci si arrichisca molto suonando con altri musicisti. Io ho sempre suonato per gli altri, mentre tutto ciò che componevo per me lo tenevo nel cassetto.
Spinto anche da mia moglie, che ringrazio infinitamente, ho iniziato a registrare il mio primo disco alla fine del 2016, ri-arrangiando anche melodie passate. Poco prima di finire la registrazione, ho avuto l’ispirazione in spiaggia ed è venuto fuori il brano che sta ricevendo in assoluto più premi, Sunny Morning.
«Un esordio discografico che vanta collaborazioni con firme del jazz del calibro di Bob Mintzer, Najee, Bill McGee, Bill Sharpe, Tim Collins, Jill Saward.»
Bein’ Green presenta altre caratteristiche?
Il disco è un percorso durante il quale racconto gli incontri della mia vita, il mio amore per gli animali, certi luoghi dove ho vissuto in Sardegna. All’interno del disco c’è inoltre un opuscolo di venti pagine che spiega ogni brano e l’atmosfera in cui è nato il brano. Solo due canzoni sono cantate su testi miei in inglese, tutto il resto è strumentale. In ogni canzone accolgo il contributo musicale di un ospite, penso che questo abbia dato valore al disco. C’è anche una sezione di archi tutta sarda e una canzone dedicata alla mia terra, Sardinia’s Dream. Il disco è stato registrato nello studio di Sassari, mentre il mastering del disco è stato fatto a Firenze.
Quando hai scoperto il jazz?
Suono da quando avevo sei anni. Ho studiato al conservatorio e a quattordici anni ho scoperto il jazz. Ho suonato per molto tempo nell’orchestra jazz della Sardegna e incontrato chitarristi fondamentali per il mio percorso di crescita, tra cui Franco Cerri.
Credo realmente che le cose più belle che l’uomo fa siano quelle che derivano dalla commistione di culture. Mi piace suonare tutti i generi ed esprimere una musica comunicativa che rappresenti un continuo confronto, sia con la musica sia con se stessi e con le altre persone che nutrono questa passione. E poi, da buon jazzista, mi piace improvvisare.
Prossimi appuntamenti?
A Marzo 2018 sardò al famoso LC Theatre di New York e il 19 Aprile a Pasadena sul Red Carpet dell’Akademia Music Awards per ricevere gli altri 2 premi. Al ritorno a casa, con tutti questi premi dovrò pagare il sovrapprezzo per eccesso di peso nel bagaglio. Scherzo! Affronto questa nuova fase della mia vita così come vivo la musica, la cui base è il jazz. Il resto è naturalezza e improvvisazione. C’è un brano nel disco che dice che prima o poi le nuvole vanno via. Come tutti, in questi anni ho avuto anche problemi ad affrontare, ma poi è spuntato il sole…
Lo sa bene chi vive in Sardegna.
E lo sa meglio Roberto Tola che dal mare, le note possono arrivare a stregare persino Hollywood.